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Bioplastica: è davvero biodegradabile?

La bioplastica viene considerata l’alternativa ecologica alla plastica, ma è davvero così? Ecco quanto emerso da uno studio pubblicato su PLOS One.

La bioplastica viene considerata l’alternativa ecologica alla plastica, ma è davvero così? Ecco quanto emerso da uno studio pubblicato su PLOS One.

La bioplastica è davvero biodegradabile? È quanto si chiede uno studio pubblicato su PLOS One che per la prima volta ha analizzato la capacità di tessuti naturali, sintetici e misti di biodegradarsi nell’oceano. Ecco i sorprendenti risultati.

Che cos’è la bioplastica? È davvero biodegradabile?

La bioplastica è un materiale con caratteristiche simili se non uguali a quelle della plastica. Si tratta infatti di un materiale leggero, resistente e versatile. La differenza sta nel modo in cui viene prodotta: mentre la plastica deriva dalla raffinazione del petrolio, la bioplastica viene prodotta a partire da risorse naturali come l’amido di mais o la canna da zucchero, venduta come potenziale soluzione all’inquinamento da plastica. La forma più diffusa di bioplastica è l’acido polilattico (PLA), che spesso viene etichettato come biodegradabile e compostabile, ma è davvero così?

Da uno studio pubblicato su PLOS One, che ha indagato la capacità di tessuti naturali, sintetici e misti di biodegradarsi nell’oceano è emerso che, mentre quelli naturali e di cellulosa si sono dissolti nel giro di un mese, quelli sintetici – inclusi quelli fatti della cosiddetta bioplastica come l’acido polilattico (PLA) – non si sono decomposti nemmeno dopo aver passato oltre un anno in acqua.

“I risultati evidenziano l’importanza di eseguire test standardizzati in grado di verificare se i materiali venduti come compostabili o biodegradabili lo siano davvero nell’ambiente naturale, e non solo in un contesto industriale”, ha commentato Sarah-Jeanne Royer, coordinatrice dello studio.

Lo studio

Gli studiosi hanno condotto un esperimento durato 428 giorni, durante il quale hanno analizzato dieci diversi tipi di tessuto, tra cui quelli in cellulosa a base di legno (come il lyocell o la viscosa), in cellulosa naturale (cotone), in bioplastica, in plastica a base di petrolio (polietilene tereftalato e polipropilene) e tessuti misti.

Il team di ricerca ha sommerso i tessuti nella superficie dell’acqua e a dieci metri di profondità dell’oceano, e li ha esaminati ogni sette giorni.

Quanto emerso è sorprendente. Infatti, mentre i tessuti naturali e quelli in cellulosa si sono disintegrati più volte ogni 30-35 giorni, quelli a base di petrolio e quelli cosiddetti “bio” sono rimasti fino alla fine dell’esperimento. Con il tempo, le fibre naturali si sono assottigliate, al contrario, il diametro di quelle di plastica è rimasto invariato. Inoltre, mentre nei materiali in cellulosa l’impronta chimica ha subìto dei notevoli cambiamenti, in quelli sintetici non è affatto variata.

Lo studio ha dunque evidenziato come la bioplastica, che viene venduta come materiale ecologico, e la plastica a base di petrolio costituiscano un’importante fonte di inquinamento. Gli studiosi sottolineano dunque la necessità di esplorare con più attenzione il modo in cui questi materiali si comportano una volta dispersi nell’ambiente naturale.

“Il PLA, che si pensa sia biodegradabile perché ha il prefisso “bio”, non lo è affatto”, ha sottolineato Dimitri Deheyn, uno degli autori dell’esperimento.

Cosa fare?

Secondo le stime, al giorno d’oggi circa il 62% dei tessuti (ovvero 68 milioni di tonnellate) è di plastica o misto plastica, materiale che rimane nell’ambiente per decenni o anche secoli. I tessuti sintetici contribuiscono all’inquinamento anche tramite la dispersione di microfibre durante i lavaggi in lavatrice.

Pertanto, bisognerebbe mettere in atto comportamenti più responsabili per ridurre l’inquinamento degli oceani, come comprare meno vestiti (evitando il più possibile il fast fashion) e optare per tessuti di miglior qualità e in materiali naturali. Si possono anche scegliere indumenti di seconda mano, favorendo l’economia circolare.

fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/plastica-oceano-inquinamento-5275158/

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