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Nobel per la Pace 2020 assegnato al World Food Programme

L’agenzia Onu del World Food Programme si è aggiudicata il Nobel per la Pace 2020 per l’impegno nella lotta alla fame nel mondo e per il contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti.

L’agenzia Onu del World Food Programme si è aggiudicata il Nobel per la Pace 2020 per l’impegno nella lotta alla fame nel mondo e per il contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti.

Nobel per la pace 2020 al Wfp, le motivazioni del Comitato

Il World Food Programme (Wfp), ovvero il Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite, ha vinto il Nobel per la Pace 2020.

Il Norwegian Nobel Commitee ha assegnato il Nobel all’agenzia Onu del Wfp “per il suo impegno nella lotta alla fame, per il suo contributo al miglioramento delle condizioni di pace nelle aree colpite dai conflitti e per aver agito come forza trainante negli sforzi per prevenire l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto”.

In Paesi come Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso, la combinazione di conflitti volenti e pandemia ha portato ad un drammatico aumento del numero delle persone che rischiano di morire di fame. La pandemia, ha contribuito ad un forte aumento del numero delle vittime della fame nel mondo. Il Wfp ha dimostrato una straordinaria capacità di intensificare i propri sforzi. Come ha dichiarato la stessa organizzazione, “fino a quando non avremo un vaccino medico, il cibo è il miglior vaccino contro il caos” “, si legge ancora nella motivazione.

Il comitato norvegese ha ricordato che nel 2019 135 milioni di persone hanno sofferto la fame, il numero più alto da molti anni, a causa soprattutto di guerre e conflitti. In questo senso l’intervento del WFP è stato ritenuto cruciale e indispensabile. L’agenzia, infatti, lo scorso anno ha fornito assistenza a quasi 100 milioni di persone in 88 Paesi tormentati dall’ insicurezza alimentare.

Il Norwegian Nobel Commitee ha fatto poi appello alla comunità internazionale affinché non vengano meno i finanziamenti a queste e altre agenzie che lottano contro la fame nel mondo: “Con il premio di quest’anno – ha detto la presidente del Comitato per il Nobel, l’avvocatessa norvegese Berit Reissil Comitato norvegese per il Nobel vuole volgere lo sguardo del mondo verso i milioni di persone che soffrono o affrontano la minaccia della fame. Il mondo rischia di affrontare una crisi alimentare di proporzioni inimmaginabili se il World Food Programme e le altre organizzazioni che si occupano di sicurezza alimentari non ricevono il sostegno finanziario che hanno chiesto. “Questo per noi – ha proseguito la presidente del Comitato – è un obbligo per tutti gli stati del mondo ad assicurare che le persone non muoiano di fame. Il coronavirus e gli altri problemi suscitati dalla pandemia hanno definitivamente rafforzato le ragioni del premio”.

“Oggi le istituzioni internazionali come il Wfp sono in affanno a causa di populismi e nazionalismi che screditano le agenzie di cooperazione. È difficile per loro ricevere il supporto finanziario. Adesso, più di 20 anni fa non hanno fondi né supporto. Il Programma alimentare dell’Onu agisce in Paesi ad alto livello di rischio come Siria, Yemen e Nord Corea”, ha concluso l’avvocatessa  Berit Reiss-Andersen.

Dopo l’annuncio del premio il Wfp ha ringraziato  il Comitato norvegese attraverso un tweet: “Grazie di cuore al Nobel Committee per aver onorato il World Food Programme con il Nobel per la pace 2020. Questo è un potente promemoria per il mondo che la pace e #famezero vanno di pari passo”, ha scritto.

L’agenzia delle Nazioni Unite con sede a Roma si è aggiudicata il premio consistente in 1,1 milioni di dollari e una medaglia d’oro.

Nobel per la pace, i favoriti della vigilia

Quest’anno per la categoria erano in lista ben 318 candidati (211 individui e 107 organizzazioni), il quarto numero piú alto di sempre.

Grande favorita alla vigilia era la giovane attivista svedese Greta Thunberg con il suo movimento “Fridays for Future”, simbolo della lotta al cambiamento climatico. La 17enne è rimasta a bocca asciutta, cosí come l’Oms e le associazioni per la difesa della libertà di stampa come Reporters Sans Frontières. In lizza c’erano anche gli attivisti di Hong Kong, la Nato, il leader indigeno brasiliano e ambientalista Raoni Metuktire, il trio di whistleblower di Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning, l’ex primo ministro greco Alexis Tsipras e la sua controparte macedone Zoran Zaev e il dissidente russo Alexei Navalny. Tra le organizzazioni più quotate c’era anche il movimento Black Lives Matter.

Lo scorso anno il premio era stato assegnato al premier etiope Abiy Ahmed per il processo di pace con l’Eritrea. Tuttavia, di fatto la riconciliazione ancora non è avvenuta, in quanto l’Eritrea ha nuovamente chiuso i confini.

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