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RICCARDO EHRMAN, L’ITALIANO CHE HA ABBATTUTO IL MURO DI BERLINO

Destinato a Berlino nel 1976, nel pieno della divisione tra Germania Ovest e Est, Riccardo fa del suo stile asciutto e puntuale nella sua scrittura, la sua firma.

All’avvicinarsi della ricorrenza della caduta del muro di Berlino, è importante ricordare anche i protagonisti e le testimonianze di chi quel giorno c’era, come quella del giornalista Ansa Riccardo Ehrman.

Destinato a Berlino nel 1976, nel pieno della divisione tra Germania Ovest e Est, Riccardo fa del suo stile asciutto e puntuale nella sua scrittura, la sua firma. Si serve di fonti solide per poter scrivere i suoi pezzi, anche se sottoposto a continui controlli attraverso microspie.

La telefonata

La mattina del 9 novembre Gunther Potsche, direttore dell’agenzia di informazione della Germania dell’Est, chiama Riccardo avvisandolo di un acceso dibattito nel gruppo dirigente del partito comunista. Il nodo era la legge di viaggio, che di fatto impediva di espatriare ai cittadini della Ddr.

Discutere di tale tema quindi, dimostrava una sola cosa, che nel muro iniziavano a nascere già le prime “crepe”. Infatti da tempo si discuteva di lasciare libertà ai cittadini di Berlino Est di raggiungere la parte Ovest, ma senza aver fatto ancora nulla di concreto.

La storica conferenza stampa del 9 novembre

Quel giorno era attesa una conferenza stampa indetta dai dirigenti dei comunisti della Ddr. L’aria era molto tesa e Riccardo lo capì. Infatti, appena furono autorizzate le domande ne pose una proprio al suo informatore, Gunter Schabowski.

Il dibattito tra Ehrman e Schabowski

Riccardo chiese a Schabowski informazioni più certe circa la legge di viaggio, cercando di dimostrare che il partito stesse illudendo i tedeschi con una pseudo libertà di poter viaggiare all’interno della città tra la parte Est e Ovest.

Schabowski impreparato, fornisce una risposta di propaganda, riassunta nella frase “i tedeschi dell’est potranno espatriare senza dare spiegazioni”. A tal punto Ehrman coglie la palla al balzo e in cerca dello scoop. Prosegue chiedendo se tale apertura valeva anche per Berlino Ovest. A tale provocazione il funzionario rispose positivamente.

Tale scambio di battute entrò nella storia, soprattutto quando il giornalista incalzò ulteriormente, chiedendo da quando sarebbe stato possibile iniziare a viaggiare liberamente tra le due parti. La risposta “da subito” fece scalpore e Riccardo Ehrman corse a chiamare Roma, dicendo che il muro era caduto. Nessuno gli credette. Quella sera stessa ebbe ragione. Infatti il muro cadde e furono aperte le frontiere.

Ehrman fu etichettato da quella sera come “l’uomo della domanda”. Continuò la sua attività di giornalista, riconosciuto autorevolmente come uno dei protagonisti della caduta. Schabowski gli riconobbe il merito di aver saputo leggere nella sua risposta, un fatto storico.

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