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Vaccini, Mantovani: ‘Quarta dose opportuna per over 80’

La quarta dose è necessaria per fragili e over 80. Il parere di Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano.

La quarta dose è necessaria per fragili e over 80. Il parere di Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano.

Continua il dibattito sulla quarta dose. Sull’argomento è intervenuto anche Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca. Ecco cosa ha detto in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.

Quarta dose necessaria per over 80 e fragili. Il parere di Mantovani

Come anticipato qualche giorno fa dal ministro della Salute Roberto Speranza quasi sicuramente il secondo booster di vaccino anti-Covid sarà destinato solo alle categorie fragili, che oltre agli immunodepressi, per cui la quarta dose è già raccomandata, includono anche le persone anziane. Il ministro ha auspicato una decisione univoca da parte  dell’Europa in merito, per evitare che ogni Paese stabilisca regole diverse. Della necessità di una quarta dose del vaccino anti-Covid per le fasce piú fragili e di una scelta unica e condivisa dall’Europa sull’argomento è convinto anche Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca: “La quarta dose del vaccino anti Covid, credo sia opportuna, oltre che per i soggetti fragili e vulnerabili di qualsiasi età, per chiunque abbia più di 80 anni. E sarebbe auspicabile che in Europa si operasse una scelta unica e condivisa in merito, evitando che ogni Paese stabilisca età diverse”, ha dichiarato in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.

“La quarta dose per altri vaccini non è affatto una novità: per esempio quella contro l’epatite B la si fa di routine a soggetti immunocompromessi, come quelli in insufficienza renale grave”, ha spiegato.

Cosa dicono gli studi?

Le valutazioni sulla quarta dose attualmente si basano solo sui dati di due studi significativi, entrambi condotti in Israele, come ha spiegato lo stesso Mantovani: “Gli studi su cui possiamo basarci finora sono essenzialmente due, entrambi condotti in Israele. Il primo, su un numero piccolo di persone, indica che la risposta immunitaria viene restaurata al livello in cui era nelle prime settimane dopo la terza dose. Il secondo, condotto su oltre un milione di persone, suggerisce che la quarta dose in chi ha più di 60 anni è sicura e riduce rischio di ospedalizzazione e malattia grave”, ha detto.

Quarta dose, efficacia di breve durata?

Alberto Mantovani ha poi parlato della preoccupazione che “gli effetti della quarta dose possano essere di breve durata”, spiegando che “va considerata l’efficienza del sistema immunitario nel difenderci dalle infezioni con il passare degli anni”.

“Per fare un paragone: c’è chi a 75 o a 80 anni percorre ancora sentieri impegnativi in montagna senza grossi problemi, e chi, alla stessa età, deve camminare con il bastone in casa. Allo stesso modo il nostro ‘apparato difensivo’ può essere più o meno in forma, quindi penso che la somministrazione sopra gli 80 anni in generale sia ragionevole perché diversi ultraottantenni possono essere assimilabili agli immunocompromessi che seguiamo e studiamo nel consorzio Vax4frail, mentre non la proporrei per persone complessivamente sane già a 60 anni”, ha chiarito.

Sebbene si dica ottimista sull’arrivo di nuovi vaccini, Mantovani suggerisce di non aspettare l’autunno “per i soggetti fragili”. “Piuttosto in autunno sarà opportuno ribadire che, oltre al vaccino per Covid, andrà fatto anche quello antinfluenzale”, ha detto. “Ci sono dati molto convincenti del Regno Unito che dimostrano come la coesistenza delle due infezioni aumenti moltissimo il rischio di malattia grave o gravissima. In ogni caso il problema più urgente, ancora più della quarta dose, è quello relativo ai milioni di persone che in Italia ancora non si sono sottoposti alla terza. E questo preoccupa anche in chiave long Covid”, ha proseguito.

Il Long Covid

Sul Long Covid e sul suo “possibile impatto sulla nostra società”, l’esperto ha riferito, sempre riportando i dati di studi britannici, che il 10% delle persone hanno sintomi anche a più di un anno di distanza dalla malattia.

Mantovani ha infine riferito dei dati emersi da una grande indagine condotta nella Germania del Sud su persone non ospedalizzate, di età compresa fra i 18 e i 65 anni che hanno avuto il Covid, “in cui è stata riscontrata in particolare la persistenza di stanchezza, problemi neurocognitivi e cardiorespiratori, senza contare gli altri, a partire dai dolori”. Ciò che colpisce particolarmente, ha concluso Mantovani, è che “queste persone, anche giovani o di mezza età, dopo 6- 12 mesi non abbiano recuperato pienamente la capacità lavorativa, senza che ci sia un’associazione fra età e sintomi”.

fonte immagine: https://pixabay.com/it/illustrations/booster-vaccinazione-mondo-virus-6865787/

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