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Afantasia, quando il cervello non riesce a immaginare

L’immaginazione visiva è una delle tante capacità umane. Tuttavia, alcune persone non sono in grado di formare immagini mentali. Questo disturbo è noto come afantasia.

L’immaginazione visiva è una delle tante capacità umane. Tuttavia, alcune persone non sono in grado di formare immagini mentali. Questo disturbo è noto come afantasia.

A volte basta una parola per richiamare alla mente rappresentazioni di oggetti, di volti o di scene vissute. Tuttavia, esistono persone che non sono in grado di visualizzare quello che passa loro per la mente. Gli scienziati hanno definito questa condizione neurologica con il nome di afantasia. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Afantasia: che cos’è?

L’afantasia è esattamente il contrario della parola greca “phantasia”, con la quale Aristotele definiva il potere dell’immaginazione della mente umana. Afantasia è dunque l’assenza di immaginazione visiva, vale a dire “l’incapacità di formare immagini mentali”. Chi ne è affetto sperimenta una sorta di cecità psichica: non è capace di visualizzare immagini mentali e, quindi, non può richiamare alla mente rappresentazioni di oggetti, di volti, di un luogo o di scene vissute e non riesce a “vedere” con la fantasia. È come se l’occhio della mente fosse completamente cieco.

Questo disturbo affligge circa il 3% della popolazione mondiale e determina l’incapacità di trattenere immagini visive nella propria mente.

A cosa è dovuta?

L’afantasia è dovuta a un’alterazione della rete tra le diverse regioni cerebrali che, insieme, consentono di generare immagini mentali sulla base delle informazioni depositate in memoria. Sebbene se ne conosca l’esistenza dal 1880, ovvero da quando Francis Galton, pioniere della statistica e intellettuale vittoriano, se ne è occupato, è soltanto a partire dal 2016 che la comunità scientifica si è interessata nuovamente all’afantasia, attraverso le ricerche del Dottor Adam Zeman, psicologo cognitivo dell’Università di Exeter, che ha coniato in maniera definitiva il termine “afantasia” e ne ha esplorato la natura, arrivando alla conclusione che in alcune persone è congenita, in altre è connessa a patologie pregresse o interventi chirurgici avvenuti in precedenza.

Questo disturbo, quindi, in alcuni casi è presente dalla nascita; in altri, invece, è una conseguenza di patologie oppure di interventi chirurgici.

Come si manifesta

In genere, le persone affette da afantasia hanno un’anomala reazione delle pupille mentre si sforzano di immaginare. A dirlo è uno studio dell’Università del Nuovo Galles del Sud. Gli studiosi hanno osservato che le nostre pupille si dilatano alla luce e si restringono al buio, la stessa risposta pupillare che si verifica quando immaginiamo oggetti luminosi oppure scuri, come se li stessimo davvero vedendo, anche se ciò avviene solo nella mente. Tutto questo non accade in caso di afantasia.

fonte immagine: https://pixabay.com/it/illustrations/libro-vecchio-surreale-fantasia-863418/

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