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Capelli: perché diventano grigi? Lo studio

Un team di ricerca internazionale sembra aver scoperto il motivo per cui i capelli diventano grigi o bianchi. Ecco cosa è emerso.

Un team di ricerca internazionale sembra aver scoperto il motivo per cui i capelli diventano grigi o bianchi. Ecco cosa è emerso.

Vi sarà capitato di chiedervi come mai con l’avanzare dell’età i capelli tendono a diventare grigi o bianchi. Finora non esisteva ancora una risposta precisa a questa domanda, ma un team internazionale di scienziati adesso ha finalmente scoperto il motivo per cui ciò accade. Vediamo insieme cosa dicono i risultati della ricerca.

Perché i capelli diventano bianchi?

L’ingrigimento dei capelli è un processo che avviene con il passare degli anni, in parte dovuto alla mancata produzione di pigmenti. Generalmente i primi capelli bianchi cominciano a comparire intorno ai 30 anni. Un evento per molti traumatico per cui l’unico rimedio sono tinte o shampoo coloranti. Uno dei pigmenti responsabile della colorazione di peli e capelli è la melanina, che viene prodotta da cellule specializzate presenti nell’epidermide chiamate melanociti, parzialmente responsabili del colore della cute.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivistaNature’ dalla New York University Grossman School of Medicine, la causa dell’insorgenza dei capelli grigi è legata alla perdita di mobilità delle cellule staminali dei melanociti. Queste ultime, negli anni, perdono la capacità di muoversi su e giù nei follicoli piliferi, condizione necessaria per maturare in melanociti e produrre così pigmento.

Lo studio aggiunge anche che il processo per cui i capelli diventano bianchi o grigi potrebbe essere reversibile.

Lo studio

La ricerca ha coinvolto un team internazionale di scienziati guidato da scienziati della Scuola di Medicina “Grossmann” dell’Università di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Colon Cancer Program – Kyoto University Hospital–iACT dell’Università di Kyoto, in Giappone. Il team di ricerca, attraverso esperimenti su topi e grazie a tecniche per la visualizzazione dal vivo in 3D e a tecnologie per il sequenziamento dell’Rna a cellula singola, è riuscito a seguire e tracciare le cellule in tempo reale, osservandole mentre invecchiavano e si muovevano tra un compartimento e l’altro del follicolo pilifero, maturando e poi ritornando ancora staminali. La capacità di spostarsi permette ai melanociti di maturare e conferire il pigmento a capelli e peli. Il movimento dei melanociti è quindi indispensabile per il mantenimento del colore.

I ricercatori hanno scoperto che col passare del tempo, man mano che i capelli cadono e ricrescono, i melanociti non sono più capaci di spostarsi e restano bloccati nel rigonfiamento della zona soprabulbare del follicolo, senza maturare e senza riuscire a scendere nella zona germinale del bulbo, dove la proteina Wnt le induce a trasformarsi in melanociti produttori di pigmento. In sostanza, perdono il proprio comportamento rigenerativo e, di conseguenza, i capelli diventano bianchi o grigi.

“È la perdita della funzione camaleontica nelle cellule staminali dei melanociti che può essere responsabile dell’ingrigimento e della perdita di colore dei capelli”, ha dichiarato la coordinatrice dello studio, Mayumi Ito, docente presso il Dipartimento di Dermatologia “Ronald O. Perelman” e il Dipartimento di Biologia Cellulare in un comunicato stampa.

Capelli: il processo di ingrigimento può essere bloccato?

Questa scoperta potrebbe rivelarsi molto importante per i possibili sviluppi futuri nel campo dei prodotti per capelli.

“Questi risultati suggeriscono che la motilità e la differenziazione reversibile delle cellule staminali dei melanociti sono fondamentali per mantenere i capelli sani e colorati”, ha commentato la professoressa Ito.

Per questo motivo, gli scienziati hanno intenzione di approfondire lo studio per esplorare la possibilità di ripristinare la motilità delle staminali o di spostarle nell’area del follicolo dove possono produrre il pigmento e arrestare così il naturale processo dell’invecchiamento.

I processi in questione sono stati studiati sulla pelle dei topi, ma si ritiene che nei capelli umani siano coinvolti i medesimi meccanismi.

“Se così fosse si tratterebbe di un potenziale percorso per invertire o prevenire l’ingrigimento dei capelli umani, aiutando le cellule inceppate a spostarsi nuovamente tra i compartimenti del follicolo pilifero in via di sviluppo”, ha detto Qi Sun, studente di dottorato presso la New York University e primo autore dello studio.

Questo studio potrebbe rivelarsi utile anche per altre ricerche in diversi campi, come quello oncologico.

Come dichiarato dalla Dott.ssa Leila Asfour della British Association of Dermatologists alla BBC, infatti, i risultati di questo studio “aiutano il campo medico a comprendere meglio altre condizioni in cui queste cellule staminali possono avere un ruolo – per esempio, a capire la natura di fondo del cancro della pelle più letale che trattiamo, il melanoma”. 

Inoltre, quanto emerso dalla ricerca potrebbe offrire maggiori indizi sulla vitiligine, una malattia cronica che causa chiazze bianche sulla pelle. Infine, potrebbe essere applicato per la alopecia areata, in cui il sistema immunitario attacca i capelli e li fa cadere.

fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/ragazza-capelli-mente-il-retro-2168357/

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