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Ortica Gigante Australiana, tutto sulla pianta che conduce alla pazzia

Recenti studi hanno individuato il composto contenuto nelle foglie dell’ortica gigante australiana che causa dolore prolungato dopo averle toccate.

Individuato il composto contenuto nelle foglie dell’ortica gigante australiana che causa dolore prolungato dopo averle toccate.

E’ risaputo che qualora si entri in contatto con le foglie dell’ortica si possa andare incontro a prurito e bruciore, ma i sintomi causati da questa piana erbacea nativa dell’Europa, dell’Asia, del Nord Africa e del Nord America sono nulla in confronto a quelli causati dalla Dendrocnide moroides, meglio conosciuta come ortica gigante australiana, una pianta in cui ci si potrebbe imbattere facendo una passeggiata nelle foreste dell’Australia, a cui è bene prestare attenzione.

Questa pianta, diffusa anche in alcune regioni dell’Indonesia dove è conosciuta con il nome di “gympie gympie” che in aborigeno vuol dire “pianta che punge”, è nota anche come “pianta dei suicidi”. Perché? – vi starete chiedendo. Scopriamolo insieme.

Ortica gigante australiana: la leggenda racconta

Le foglie dell’ortica gigante australiana sono ricoperte di peli pungenti come spilli. Se vi si entra in contatto, questi iniettano nell’organismo una tossina, simile a quella rilasciata dai ragni velenosi, che provoca un dolore insopportabile. Si racconta che questa sostanza possa addirittura condurre alla follia sia uomini che animali. Sarebbero molti i casi di cani e cavalli che si sono gettati giù dalle scogliere perché, dopo essere entrati in contatto con l’ortica, non riuscivano a sopportare il forte dolore causato dalla sua “puntura”.

Sono tanti per la verità i racconti su questa pianta dagli effetti velenosi. Si dice anche che la sola inalazione di un singolo pelo di questa ortica potrebbe portare a starnutire fino a far sanguinare le narici.

Una leggenda racconta di un militare australiano che, alla fine degli anni ’60, dopo essere entrato in contatto con questa pianta ha provato un dolore tale da rimanere bloccato in un letto di ospedale per ben due settimane, e che, anche una volta dimesso, ogni volta che faceva una doccia fredda sentiva dolori lancinanti, anche a distanza di anni.

Ancora, altre testimonianze raccontano di un soldato che durante la guerra, dopo aver maldestramente utilizzato una delle foglie di questa ortica come carta igienica, si sia sparato a causa del dolore insopportabile.

Cosa c’è di vero

Quanto ci sia di vero nelle storie tramandate non è possibile verificarlo. Tuttavia, che la Dendrocnide moroides possa essere pericolosa è appurato. Basti pensare al fatto che nelle foreste australiane ci sono dei cartelli che mettono in guardia gli escursionisti dalla pericolosità di queste piante e che, chi conosce il pericolo a volte porta con sé respiratori, guanti e antistaminici.

Basta anche solo sfiorare le foglie dell’ortica gigante, infatti, per scatenare uno stato fortemente doloroso. E’ scientificamente assodato che nelle foglie aghiformi di questa pianta è contenuta una sostanza neurotossica a base di moroidina, un octapeptide biciclico costituito da triptofano e istidina. È stato dimostrato che questo composto è il principale responsabile del dolore di lunga durata che si avverte dopo essere entrati in contatto con la pianta australiana.

In un recente studio del dottor Edward Gilding, biologo presso l’Università del Queensland – lui stesso “punto” dalla pianta – e del suo team, pubblicato sulla rivista Science Advances si dimostra che l’ortica gigante dell’Australia contiene alti livelli di una tossina che, una volta rilasciata nell’organismo, si attacca alle cellule che rilevano il dolore mandandole in tilt e bloccandole in «modalità dolorosa».

Pare che questa pianta sia pericolosa persino dopo la morte, in quanto la sostanza velenosa in essa contenuta rimane attiva per diversi anni, dunque bisogna prestare attenzione anche alle foglie essicate.

Sebbene sia la più tossica delle specie australiane di Dendrocnide, il frutto di questa pianta (succoso, simile al gelso), dopo aver rimosso i peli urticanti che lo ricoprono, risulta commestibile per l’uomo.

Effetti tossici dell’ortica gigante australiana

Se i peli che ricoprono le foglie di quest’ortica penetrano nella pelle, provocano una sensazione di bruciore molto dolorosa che può durare da alcune ore a 1-2 giorni. Il dolore si ripropone poi, anche se in maniera più lieve, per diversi mesi o più ogni qualvolta che l’area lesa viene toccata, esposta all’acqua o soggetta a cambi di temperatura. Inoltre, compaiono piccole macchie rosse che unendosi formano un  bordo rosso e gonfio.

I peli dell’ortica gigante australiana sono pericolosi anche quando vengano rilasciati nell’aria. Diversi lavoratori che si sono occupati della pulizia o del taglio di questa pianta, senza indossare protezioni per le vie respiratorie, hanno accusato vari sintomi, tra cui starnuti, naso che cola, lieve sanguinamento nasale e irritazione della gola.

Tuttavia, sembra che non tutti siano sensibili a questa pianta velenosa. Esistono, ad esempio, insetti, bruchi e uccelli che si cibano di queste foglie. Addirittura alcune specie di canguri, i Pademelon, la consumano come fosse una normale insalata, quasi avessero sviluppato una sorta di immunità alla sostanza tossica contenuta in questa pianta.

Come trattare il dolore

L’ideale per alleviare il dolore causato dalla “puntura” dell’ortica gigante australiana è applicare acido cloridrico diluito e successivamente rimuovere i peli della pianta con una striscia strappacera di epilazione. In mancanza di questa è possibile utilizzare una striscia di nastro adesivo e una pinzetta. Attenzione però a non far rompere i peli, bisogna rimuoverli intatti, per evitare che le punte restino conficcate. Se ciò accadesse, infatti, il livello di dolore anziché diminuire aumenterebbe.

FONTE IMMAGINE: https://pixabay.com/it/photos/ortica-urtica-urticaceae-impianto-785292/?fbclid=IwAR0bpyfAvItHLhNikfvbP3-6gvkFbgjvcTxSi-Q_3rUEOaiStc0aEjhe2hU

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