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Chiara Ferragni ha copiato i Moon Boot: la sentenza

Una sentenza del Tribunale di Milano ha stabilito che la nota influencer Chiara Ferragni ha copiato i celebri Moon Boot ideati oltre 50 anni fa dall’azienda trevigiana Tecnica.

Una sentenza del Tribunale di Milano ha stabilito che la nota influencer Chiara Ferragni ha copiato i celebri Moon Boot ideati oltre 50 anni fa dall’azienda trevigiana Tecnica.

La griffe di Chiara Ferragni ha copiato i Moon Boot. Questa la sentenza della sezione XIV del Tribunale di Milano, specializzata in materia di impresa, che ha disposto il ritiro di tutte le copie dal mercato e il risarcimento a favore di Tecnica, l’azienda di Giavera del Montello (Treviso)che 52 anni fa ha creato le famose calzature, ispirandosi a quelle indossate da Armstrong durante lo sbarco sulla Luna. L’azienda fa sapere che il risarcimento verrà quantificato in un accordo in forma privata e dipenderà anche da quante paia di boots Ferragni sono stati venduti. Il giudice imporrà, infatti, di presentare i numeri.

La sentenza

Una sentenza storica quella ottenuta dall’azienda che produce I famosi doposci. Il tribunale ha stabilito, infatti, che i Moon Boot sono un’opera di design industriale e, come tali, sono protetti dalle norme che regolano il diritto d’autore. Sebbene la Serendipity Srl, società che gestisce il brand Chiara Ferragni Collection, abbia provato a difendersi rivendicando l’originalità dei propri prodotti, i giudici hanno sentenziato che non basta aggiungere il famoso logo dell’occhio con le ciglia o qualche brillantino per rivendicare una “pretesa autonomia creativa che si ridurrebbe di fatto all’estrosità conferita ai modelli dall’uso del glitter”.

Una prima sentenza era già arrivata lo scorso 25 gennaio. I celebri doposci erano stati dichiarati un’opera di design industriale “da proteggere con le norme relative al diritto d’autore e con divieti nei confronti della riproduzione di modelli non autorizzati, che copiano le caratteristiche dell’originale”.

Chiara Ferragni e il patto disatteso

L’azione legale del gruppo industriale di Treviso è scattata quando Chiara Ferragni ha immesso sul mercato i suoi “snow boots”, prodotti da tre aziende (la Mofra Shoes di Barletta, la Diana Srl e la Serendipity Srl, società – quest’ultima -), che commercializzano capi per il marchio della nota influencer e imprenditrice milanese. Una chiara imitazione che ha portato l’azienda ad avviare la battaglia legale per contraffazione.

Vi era già stato un precedente. Circa tre anni fa le società che fanno riferimento al brand Ferragni si erano impegnate, dietro accordo economico riservato, a non copiare più, siglando quello che in termini tecnici si definisce patto transattivo. Le società, scrivono i giudici, si erano impegnate a non utilizzare di nuovo in futuro “le forme proprie del modello di calzature doposci Moon Boot, in quanto tutelate dal diritto d’autore, e a cessare la produzione e la vendita di una serie di modelli di calzature snow boots recanti il marchio Chiara Ferragni”. L’accordo è stato tuttavia disatteso. Pertanto il gruppo Tecnica si è visto costretto ad intentare una nuova causa.

La soddisfazione del gruppo Tecnica

Alberto Zanatta, presidente di Tecnica Group e figlio di Giancarlo, inventore delle famose calzature nate nel 1969, ha espresso chiara soddisfazione per la sentenza. “Si crea un precedente impossibile da ignorare per chiunque pensi ancora di poter copiare il Moon Boot. Una sentenza che ci consentirà di fare causa a chiunque produca o venda prodotti che abbiano tali forme o forme simili. Ora abbiamo un’arma forte per difenderci contro i tanti falsi in circolazione”, ha detto. “La prima sentenza era del 2016, ma questo passo è importante perché dopo due sentenze è improbabile che qualche giudice decida diversamente. E noi certo non intendiamo smettere di perseguire i concorrenti sleali. Forti della posizione acquisita in Italia, stiamo lavorando per controbattere i falsi venduti anche in altri Paesi, a cominciare da Francia e Germania”, ha concluso.

Piena soddisfazione è stata espressa anche dal fondatore, oggi 80enne: “Era il 1969, mi trovavo alla Grand central station di New York per incontrare un importatore americano – ha esordito raccontando di quando gli è venuta l’idea dei Moon Boot – Appesa c’era una foto enorme dello sbarco sulla luna di poche settimane prima. Mi colpirono lo scafandro ma soprattutto l’impronta, così innaturale, ovale”. “Ho fatto tante scarpe con le mie mani – ha proseguito – ma una cosa del genere non l’avevo mai vista. Già sull’aereo, durante il viaggio di ritorno in Italia, ho iniziato a disegnare alcuni schizzi e a pensare al nylon come materiale, proprio come per gli astronauti”.

In questi oltre 50 anni dalla creazione dei Moon Boot sono state vendute circa 25 mila paia. I famosi doposci sono stati esposti anche al Museum of modern art di New York.

Arriva ora finalmente la sentenza che riconosce l’inimitabilità dello storico prodotto dell’azienda trevigiana, che potrà quindi a tutti gli effetti fare causa ai falsificatori dei suoi Moon Boot. Il gruppo industriale trevigiano, come anticipato dal suo presidente, si batterà per difendersi anche all’estero, visto che, soprattutto in Francia e Germania, circolano molti prodotti contraffatti.

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