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Colori Regioni, cosa cambia da lunedì 1 marzo

Nuovo cambio colori regioni da lunedì. Ecco cosa dice il report settimanale di monitoraggio della Cabina di Regia ministero della Salute-Iss.

Nuovo cambio colori regioni da lunedì. Ecco cosa dice il report settimanale di monitoraggio della Cabina di Regia ministero della Salute-Iss.

Cambiano ancora i colori delle Regioni sulla base del monitoraggio della cabina di regia ministero della Salute-Iss, riunita oggi. A fronte di una nuova crescita della curva epidemiologica è emersa la necessità di nuove misure. L’indice Rt in Italia resta stabile, è a 0.99, come la scorsa settimana, tuttavia a preoccupare è la diffusione della variante inglese

Colori Regioni, ultime notizie

Nell’attesa che il ministro Speranza emetta le relative ordinanze, dalla riunione odierna tra ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità (Iss) sarebbe emersa l’indicazione di spostare in fascia arancione le seguenti regioni: Lombardia, Piemonte e Marche. Resta in arancione anche la Campania, dove però da lunedì le scuole saranno nuovamente chiuse sulla base dell’ultima ordinanza firmata dal governatore Vincenzo De Luca. Arancione scuro invece per Emilia Romagna, mentre la Basilicata, stando ai dati più recenti, sarebbe vicina alla zona rossa. E’ certo che il Molise abbia fatto richiesta di essere inserito nella zona con maggiori restrizioni. In bilico il Lazio. La Liguria si avvia verso il giallo in quanto i dati delle ultime due settimane consecutive fanno ben sperare.

La Sardegna, invece, potrebbe essere la prima regione italiana ad entrare in zona bianca.

Iss: livello di rischio alto in 5 Regioni

Come si legge nella bozza del report settimanale di monitoraggio della Cabina di Regia ministero della Salute-Iss, per la quarta settimana di seguito nel nostro Paese si è registrato un peggioramento nel livello generale di rischio: “si conferma per la quarta settimana consecutiva un peggioramento nel livello generale del rischio. Sono 15 le Regioni/PPAA con un rischio alto o moderato”, recita il testo. Nello specifico, sono cinque le regioni che hanno un livello di rischio alto, spiega il report, ovvero: Abruzzo, Lombardia, Marche, Piemonte, Umbria. Dieci (vs 12 la settimana precedente) sono invece le regioni con una classificazione di rischio moderato (di cui cinque ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e sei (vs otto la settimana precedente) con rischio basso.

“L’epidemia dopo un iniziale lento peggioramento, entra questa settimana nuovamente in una fase in cui si osserva una chiara accelerazione nell’aumento dell’incidenza nazionale”, prosegue ancora la bozza del report settimanale. “Alla luce dell’aumentata circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità e del chiaro trend in aumento dell’incidenza su tutto il territorio italiano sono necessarie ulteriori urgenti misure di mitigazione sul territorio nazionale e puntuali interventi di mitigazione/contenimento nelle aree a maggiore diffusione per evitare un rapido sovraccarico dei servizi sanitari”, specifica il testo.

E’ stato altresì osservato, nell’ultima settimana, un peggioramento nel numero di regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica: si è passati da un numero di 5 regioni (della settimana scorsa) a 8 Regioni. Il report settimanale di monitoraggio, riferisce inoltre che il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale continua ad essere alto ma sotto la soglia critica (24%). Nel complesso, si legge ancora nel testo, “il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in aumento da 2.074 (16/02/2021) a 2.146 (23/02/2021)”, mentre “il numero di persone ricoverate in aree mediche è sostanzialmente stabile (18.463 al 16/02/2021, a 18.295 al 23/02/2021)”.

“Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza impongono comunque misure restrittive”, conclude il report.

Covid, preoccupa la variante inglese

Ciò che preoccupa maggiormente gli esperti è la diffusione delle varianti, in particolare quella inglese che In Italia, secondo quanto riferiscono le stime, ha una trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica (tra il 18% ed il 60%). “Questi valori – spiega l’Iss – sono in linea con quelli riportati in altri paesi, anche se leggermente più bassi, il che induce a considerare l’opportunità di più stringenti misure di controllo che possono andare dal contenimento di focolai nascenti alla mitigazione”.

Pertanto, si legge report settimanale di monitoraggio della Cabina di Regia ministero della Salute-Iss, in virtù dell’aumentata circolazione “di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità” e del “chiaro trend in aumento dell’incidenza su tutto il territorio italiano” si rende necessario “innalzare le misure di mitigazione per raggiungere una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità”. 

“È fondamentale – prosegue il documento – che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile”.

Infine, il report invita le Regioni “a realizzare una continua analisi del rischio a livello sub-regionale”. “É necessario – recita il testo – mantenere e/o rafforzare le misure di mitigazione in base al livello di rischio identificato come indicato nel documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale””.

fonte immagine: https://www.facebook.com/MinisteroSalute/photos/a.507168366127658/1076414675869688

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