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Covid: Regioni chiedono stretta, ma il governo frena

I governatori delle Regioni italiane chiedono al governo di adottare nuove misure anti-Covid sul modello austriaco, ma il governo frena: non ci sono i numeri per farlo.

I governatori delle Regioni italiane chiedono al governo di adottare nuove misure anti-Covid sul modello austriaco, ma il governo frena: non ci sono i numeri per farlo.

I governatori delle Regioni sono sempre più preoccupati per la crescita dei contagi nel nostro Paese e, spinti dal timore di passare nuovamente in zona gialla, chiedono al Governo una stretta solo per no vax, ma l’esecutivo frena.

Covid, la richiesta delle Regioni

La preoccupazione di un Natale in giallo e i costi che l’epidemia comporta a carico delle finanze regionali – che qualche giorno fa il presidente della regione Friuli Venezia Giulia e presidente della conferenza Regioni, Massimiliano Fedriga, ha definito “insostenibili” -, hanno spinto i governatori a scendere in campo per chiedere al governo di prendere ulteriori misure e, sulla scia del modello austriaco, di riservare le eventuali restrizioni solo alle persone non vaccinate.

In vista di un’ulteriore impennata dei contagi, che potrebbe condurre alcuni territori addirittura al ritorno in fascia arancione, con conseguenti nuove chiusure, i presidenti delle Regioni chiedono a gran voce un cambio di strategia.

“Chiederemo come Regioni che le misure restrittive legate alle fasce di colore, se devono valere per qualcuno, valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino e non per le persone che lo hanno correttamente fatto”, ha tuonato il governatore della Liguria Giovanni Toti.

Gli fa eco il presidente della Calabria Roberto Occhiuto: “Se si dovessero rendere necessarie nuove restrizioni – il vero gradone è, a mio avviso, rappresentato dalla cosiddetta zona arancione – queste dovrebbero coinvolgere esclusivamente coloro che non si sono vaccinati”, ha detto.

Della stessa idea anche il governatore del Piemonte Alberto Cirio e quello della Lombardia, Attilio Fontana. “Chi si è vaccinato ha dato prova di fiducia nelle istituzioni e io credo che questa fiducia debba essere ripagata”, ha detto il primo. “Non possiamo pensare a restrizioni per questi cittadini che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune”, ha invece dichiarato Fontana.

L’idea di chiedere una stretta al governo era partita dal governatore del Friuli-Venezia Giulia, nonché presidente della conferenza Regioni, Massimiliano Fedriga, il quale chiarisce: “Non ho parlato di restrizioni a non vaccinati, ma se ci fosse un cambio di colore delle Regioni, i vaccinati dovrebbero avere maggiori libertà”. “La mia era un’ipotesi per gestire una situazione insostenibile. Chi si è vaccinato, credendo nella scienza, non può pagare il prezzo delle chiusure”, ha proseguito.

Non mancano i governatori che chiedono di concordare una strategia con l’esecutivo, facendo sempre riferimento ai dati del contagio.

La risposta del Governo

 Il dossier sarà sul tavolo della conferenza delle Regioni giovedì, ma intanto il governo frena sulla stretta ai no vax, facendo sapere che “non è allo studio nessuna stretta sul modello austriaco”. Fonti di Palazzo Chigi riferiscono che i dati del contagio in Italia non sono paragonabili a quelli dell’Austria che, spiegano, ha poco meno di 10 milioni di abitanti e viaggia sui 12mila casi al giorno di Covid-19. “È come se noi viaggiassimo su 72mila nuovi contagi nelle 24 ore”, dicono, aggiungendo che la situazione nelle terapie intensive ad oggi è sotto controllo. La pressione su area medica e terapie intensive, ribadiscono, “è un po’ più alta in Veneto Friuli e Bolzano, non sta schizzando verso l’alto”. Le zone gialle, arancioni o rosse, sottolineano, scattano in base agli indicatori ospedalieri e alle terapie intensive e “sono quelli che hanno chiesto le Regioni”.

Sulla stessa linea del governo, Matteo Salvini, il quale ha ribadito che l’Italia non ha i numeri (ben più preoccupanti) dell’Austria, il sistema sanitario regge, la durata del green pass non cambia. L’obiettivo è evitare nuove restrizioni, fermo restando la massima attenzione per la tutela della salute. “Basta terrorizzare gli italiani. Stiamo lavorando per non chiudere, non proibire, niente a nessuno”, ha detto il leader della Lega.

“Ad oggi non sono necessarie ulteriori restrizioni: è sufficiente far rispettare le regole esistenti. Tuttavia se la situazione della diffusione del virus in alcune regioni dovesse aggravarsi, fino ad arrivare alla zona arancione, è evidente che il prezzo delle eventuali chiusure non lo possano e non lo debbano pagare i vaccinati”, ha scritto sui social il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia.

Anche la ministra Mariastella Gelmini ha ribadito che le decisioni assunte “consentono al nostro paese di restare aperto. Abbiamo l’84% di cittadini vaccinati con due dosi, il governo monitora con grande attenzione l’andamento dei contagi, sollecita la terza dose, ha varato indicazioni sui mezzi di trasporto, per il momento ci fermiamo qui”. Sulla validità del green pass, la ministra ha aggiunto: “Al momento resta di 12 mesi. Valuteremo poi in base all’andamento dei contagi”.

Il punto della situazione sarà fatto all’inizio di dicembre, quando si avranno i dati aggiornati su curva dei contagi, tasso di occupazione di terapie intensive e posti letto ordinari e vaccini.

Rischio zona gialla

I numeri di ricoveri e posti in terapia intensiva occupati nel nostro Paese salgono in modo costante ma senza picchi di rilievo. Le Regioni che rischiano il passaggio in zona gialla sono cinque, in primis il Friuli Venezia Giulia, il Trentino Alto Adige e la provincia di Bolzano che potrebbero abbandonare la zona bianca già da venerdì 19 novembre. Ciò significherà un ritorno all’obbligo dell’uso della mascherina all’aperto, ai quattro posti a tavola al ristorante, al coperto per i non conviventi e alla riduzione della capienza per cinema, teatri, palazzetti e stadi.

fonte immagine: https://www.facebook.com/palazzochigi.it/photos/a.948170771917570/1252519291482715

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