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Ministero transizione ecologica: di cosa si tratta?

In queste ultime ore si è molto parlato della possibilità di istituire in Italia un ministero della transizione ecologica. Vediamo di cosa si tratta e quali sono i possibili scenari.

In queste ultime ore si è molto parlato della possibilità di istituire in Italia un ministero della transizione ecologica. Vediamo di cosa si tratta e quali sono i possibili scenari.

Nelle ultime 24 ore il dibattito politico italiano è stato animato dal progetto di istituire un ministero della Transizione Ecologica.

È quasi certo che anche l’Italia, come avvenuto già in altri Paesi, avrà questo dicastero, per la gioia delle associazioni ambientaliste WWF e di Legambiente, che ieri hanno incontrato il Presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi.

Ma di cosa si tratta? Scopriamolo insieme.

Cos’è il ministero della transizione ecologica?

Il ministero della transizione ecologica, fortemente voluto dagli ambientalisti, volge la sua attenzione all’ambiente e lavora per una società sempre più improntata sulla sostenibilità.

In altri paesi europei, come in Francia e in Spagna esiste già.

In Francia, infatti, dallo scorso anno, il ministero dell’Ambiente, poi divenuto dell’Ecologia, è stato ribattezzato Ministero della Transizione ecologica e vede alla guida Barbara Pompili.

Le competenze di questo dicastero sono trasversali, riguardano anche i trasporti e l’energia. Il ministro della transizione ecologica si occupa infatti di ambiente, sviluppo sostenibile, tecnologie verdi, transizione energetica, energia, clima, prevenzione dei rischi naturali e tecnologici, sicurezza industriale, dei trasporti e delle infrastrutture.

Anche in Spagna il Ministero dell’ambiente ha cambiato nome; ora si chiama Ministero per la Transizione ecologica e la Sfida demografica (Miteco).  Come in Francia, pure in Spagna, le competenze di questo ministero sono trasversali, ossia ricadono sia in materia ambientale che economica. Alla sua guida, dal 2020, c’è la socialista Teresa Ribera Rodriguez, il cui impegno è rivolto alla lotta al cambiamento climatico, alla prevenzione delle contaminazioni, alla protezione del patrimonio naturale, della biodiversità, dei boschi, del mare, dell’acqua. Si occupa inoltre della transizione energetica a un modello produttivo e sociale più ecologico, ma anche di demografia e spopolamento dei territori.

Cosa accadrà in Italia?

Non è ancora chiaro se in Italia il ministero della transizione ecologica andrà a sostituire il già esistente Ministero dell’ambiente, modificandone la denominazione, o se lo affiancherà, assumendo competenze che attualmente sono proprie del Ministero dello sviluppo economico.

Al momento, stando alle parole della giornalista e scrittrice Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia dal 2014, si sa solo che il ministero ci sarà e le competenze ambientali saranno rafforzate.

“Abbiamo chiesto al premier incaricato di accelerare sul tema dell’ambiente”, ha detto la Bianchi ieri all’uscita dal confronto con il premier incaricato Draghi insieme ai rappresentanti di altre organizzazioni ambientaliste. “Siamo rimasti favorevolmente colpiti dalla centralità che Draghi vuole dare ai temi ecologisti e alla trasformazione verde”, ha proseguito.

“La buona notizia è che ci sarà un ministero della Transizione ecologica dove le competenze ambientali saranno ulteriormente rafforzate, perché per guidare e gestire questa transizione sarà necessario un ministero forte, autorevole e competente”, ha concluso la presidente WWF Italia.

Tuttavia, esistono due scuole di pensiero in merito al futuro ministero della Transizione Ecologica. Da un lato quella del movimento 5 Stelle che vorrebbe accorpare ministero dello Sviluppo, ministero dell’Ambiente e quella parte del ministero delle Infrastrutture che si occupa di Trasporti. Dall’altro c’è l’ipotesi su cui il presidente Draghi starebbe lavorando, ossia quella di un allargamento delle competenze del ministero dello Sviluppo che avrebbe una missione ecologica mentre il ministero dell’Ambiente manterrebbe l’attuale competenza, cambiando forse solo il nome.

Nell’attesa di capire cosa accadrà, sono già partite le ipotesi sul nome del possibile ministro della transizione ecologica. Nelle ultime ore è circolato il nome di Walter Ganapini, fra i fondatori di Legambiente, esperto nella gestione delle aziende di raccolta rifiuti e presidente dell’Ama nel 1997.

Si è poi fatto il nome di Catia Bastioli, amministratrice delegata di Novamont, nota per la fabbricazione dei sacchetti di plastica riciclabile, divenuti obbligatori dal 2018 per la frutta sfusa venduta nei supermercati.

Staremo a vedere!

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fonte immagine: https://twitter.com/WWFitalia/status/1359561765424672769/photo/1

2 risposte su “Ministero transizione ecologica: di cosa si tratta?”

sarebbe opportuno che vietassero il transito di TIR nei piccoli centri abitati zona residenziale con ancora qualche piccolo spazio di insediamento produttivo! quindi spostare totalmente gli insediamenti produttivi fuori dal centro!

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