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Isolamento sociale: cause e rimedi di un fenomeno crescente

L’isolamento sociale è un fenomeno sempre più in crescita anche in Italia. Vediamo insieme di cosa si tratta, da dove ha origine e come prevenirlo.

L’isolamento sociale è un fenomeno sempre più in crescita anche in Italia. Vediamo insieme di cosa si tratta, da dove ha origine e come prevenirlo.

Sempre più bambini e adolescenti non amano intrattenere relazioni sociali, nemmeno con i propri pari, e tendono a isolarsi. Ma da cosa dipende l’isolamento sociale e quali sono i rimedi?

Che cos’è l’isolamento sociale?

L’isolamento sociale, noto anche col termine inglese “social withdrawal”, non ha nulla a che vedere con il desiderio di stare da soli, cosa che più o meno può capitare a tutti di provare almeno una volta nella vita. Si tratta, al contrario, di un distacco inconsapevole con l’ambiente esterno e con le persone, anche con quelle che rappresentano un punto di riferimento.

Chi si isola non ha coscienza di farlo e, se messo di fronte all’evidenza, la nega. Coloro che soffrono di isolamento sociale tendono ad estraniarsi e ad evitare il contatto fisico perché si sentono inadeguati, hanno scarsa autostima e distorsioni cognitive; prediligono le relazioni a distanza, online, perché si limitano al testo, permettono l’anonimato e le risposte possono essere date in modo asincrono. Tutto ciò li fa sentire a proprio agio. Colui che si isola manifesta anche sintomi come senso esagerato di stanchezza e irritabilità e scarsa capacità di prendere decisioni.

Questo fenomeno può colpire in qualunque fase della vita, dall’adolescenza fino alla tarda età, e può causare malattie cardiache, infarti, demenza e morte prematura.

Le cause

Le cause dell’isolamento sociale sono molte e possono risalire ai primi dieci anni di vita ed essere legate a episodi di bullismo oppure di violenza fisica.

Il fenomeno può anche essere collegato al disturbo depressivo maggiore o, più raramente, a distimia, una forma depressiva lieve ma cronica. Inoltre, esso rientra nel corredo di disturbi della depressione estiva, un tipo di depressione che si manifesta per l’appunto solo in estate. Questa forma di disagio è legata anche ad altri disturbi quali schizofrenia, autismo, sindrome di Asperger, disturbo evitante di personalità, disturbo narcisistico di personalità, disturbo bipolare, disturbo di personalità borderline, disturbo post-traumatico da stress e anche obesità.

Nelle persone anziane, in genere, l’isolamento sociale è dovuto al declino delle capacità cognitive e, più in generale, a un peggioramento dello stato di salute psichico e fisico.

Inoltre, esiste anche una forma di isolamento sociale esclusivo della fascia tra i 14 e i 30 anni, e riguarda soprattutto i maschi. Questa tipologia è stata individuata per la prima volta in Giappone negli anni ‘80 ed è stata definita “Hikikomori”, che letteralmente significa “stare in disparte” perché ci si ritira dalla vita per mesi, a volte anche per anni, rifiutando ogni contatto con il mondo reale, a volte persino con i familiari.  Inizialmente era stata definita come una corrente culturale tipica del Giappone, ma poi, anche alla luce delle indagini condotte, viene sempre più spesso considerata una forma di disagio, che colpisce soprattutto persone molto intelligenti che non riescono a inserirsi nella società e che non sopportano le pressioni della vita scolastica e lavorativa. In Giappone, nei soggetti che ne soffrono, è stata evidenziata una scarsa presenza della figura paterna e un esagerato attaccamento a quella materna.

In questi ultimi anni il fenomeno sta cominciando a diffondersi anche in Italia.

Un fenomeno in crescita

Il fenomeno dell’isolamento sociale è in crescita. L’allarme arriva dagli Stati Uniti. Secondo il rapporto “La nostra epidemia di solitudine e isolamento 2023”, presentato da Vivek Murthy, responsabile del Servizio sanitario nazionale degli Stati Uniti, circa il 50% degli adulti è affetto da questo disturbo e il fenomeno è in aumento nei bambini.

Questa forma di disagio è in crescita anche in Italia. Per quanto riguarda gli adulti, il disturbo è spesso legato a fenomeni depressivi, mentre per bambini e adolescenti non si hanno dati precisi, perché spesso il bambino o l’adolescente che tende ad isolarsi, sparisce.

Secondo i dati registrati dall’ospedale pediatrico Bambin Gesù i disturbi che portano all’isolamento sociale si riscontrano anche nella fascia di età dai 6 agli 11 anni.

Stando alle stime dell’associazione Hikikomori Italia – che si occupa di sensibilizzare le istituzioni al fine di ottenere maggiori diritti e servizi, organizza gruppi di mutuo aiuto e supporta i genitori – ad aprile 2023 si sono verificati tra i 100mila e i 200mila casi di isolamento sociale volontario. Il calcolo prende in considerazione la fascia d’età compresa tra 11 e 40 anni e la fascia over 40 che non escono di casa da almeno sei mesi. Sono inoltre considerati i bambini che non escono nemmeno per andare a scuola. Se includiamo anche i bambini di età compresa tra 6 e 11 anni che incontrano difficoltà a interagire con gli altri e hanno paura ad allontanarsi dai genitori, il calcolo è sottostimato.

L’isolamento sociale non è, come molti potrebbero pensare, apparso con la pandemia da Covid, esisteva anche prima, ma era sottovaluto e passava inosservato: “…il ritiro sociale esisteva anche prima della fase pandemica… l’isolamento forzato, la didattica a distanza, le attività extrascolastiche assenti o limitate, la trasformazione delle abitudini e delle modalità di relazionarsi con gli amici, hanno ridisegnato la sfera emotiva dei ragazzi alimentando molto probabilmente le loro già presenti ansie e preoccupazioni e facendo emergere ancora di più la vulnerabilità e le fragilità”, si legge nel libro “Adolescenti che non escono di casa” di Vicari e Pontillo che fanno parte dell’Unità operativa di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Bambin Gesù.

Come prevenire l’isolamento sociale?

Per prevenire il fenomeno dell’isolamento sociale bisogna prestare attenzione ai segnali e non confonderlo con la timidezza che, di per sé, non costituisce un sintomo, anche se può essere motivo di svalutazione e scherno da parte dei compagni e portare a fenomeni di bullismo che generano pensieri di inadeguatezza che stimolano poi il bisogno di isolarsi. Per quanto riguarda i bambini tra i 6 e gli 11 anni di età, generalmente, tendono a trascorrere del tempo con almeno un amico. Se questo non avviene e tendono a rimanere chiusi in casa, è da considerarsi come un primo sintomo.  

Uno dei pensieri che accrescono l’isolamento sociale, accentuatosi dopo il lockdown legato alla pandemia di Covid, è che il mondo esterno rappresenti un pericolo. Durante il periodo di chiusura forzata, che ha reso riconoscibile il fenomeno anche in Italia, il bambino ha avuto conferma di questo pensiero.

Al punto 4 del rapporto del Servizio sanitario nazionale statunitense “La nostra epidemia di solitudine e isolamento 2023”, citato in precedenza, vengono indicate le possibili soluzioni su come prevenire questo fenomeno. Eccole di seguito:

  • Rafforzare l’infrastruttura sociale: dalla presenza di spazi pubblici, alle strutture dove poter intrattenere relazioni;
  • Politiche pubbliche a favore della relazione: dal miglioramento dei trasporti al congedo retribuito;
  • Mobilitare il settore sanitario: riconoscere i pazienti a rischio solitudine e stabilire un protocollo di intervento;
  • Riformare gli ambienti digitali: fare in modo che i due ambienti si integrino e l’online non sostituisca il sociale;
  • Approfondire le conoscenze: mettere in atto un programma di ricerca che individui le cause, verifichi le conseguenze e l’efficacia degli interventi che aumentano le relazioni sociali;
  • Coltivare una cultura della relazione: insegnare e diffondere la cultura della relazione e la sua importanza.

Un intervento specifico è costituito dalla terapia psicologica con l’approccio cognitivo-comportamentale che interviene sul riconoscimento dei pensieri disturbanti e con il giusto supporto riesce a modificarli sostituendoli con rappresentazioni più attinenti alla realtà. Così facendo, cambiano le emozioni e di conseguenza, i comportamenti.

fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/ragazza-stare-in-casa-al-chiuso-4967210/

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