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Covid e variante indiana: cosa sappiamo?

a far paura questa volta è la variante indiana. Scopriamo tutto ciò che c’è da sapere su questa variante apparentemente molto pericolosa.

La pandemia da covid sta rallentando ma non è sicuramente ancora un brutto ricordo e a far paura questa volta è la variante indiana. Scopriamo tutto ciò che c’è da sapere su questa variante apparentemente molto pericolosa.

Dopo la diffusione della notizia a proposito della variante indiana, il ministro Speranza ha annunciato la chiusura dei confini e la quarantena per chi arriva dal paese che è arrivato a contare attualmente quasi 350mila positivi al giorno. La scelta del ministro è dovuta alla variante indiana B.1.617. del coronavirus Sars-CoV-2 denominata variante indiana.

Variante indiana: la situazione dei contagi a Nuova Delhi

L’India ha raggiunto proprio un paio di giorni fa il suo record di positivi alla variante indiana quotidiano, arrivato quasi a quota 350mila, mentre sono quasi 17 milioni i contagiati nel paese. Sabato l’India ha contato 2767 morti in un giorno e 192.311 dall’inizio della pandemia e nelle ultime 24 ore si è segnato un nuovo record negativo, con 352.991 casi diagnosticati, il dato più alto per il quinto giorno consecutivo.

In Italia dall’India adesso possono entrare solo i residenti, con tampone in partenza, in arrivo e con obbligo di quarantena. “Chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione”, ha fatto anche sapere Speranza, sottolineando come i nostri scienziati siano al lavoro per studiare la nuova variante indiana.

“Non possiamo abbassare la guardia. Venerdì è stato il giorno record per casi a livello mondiale con 893.000 positivi di cui 346.000 proprio in India”, ha aggiunto il ministro.

Variante indiana: le ultime scoperte

La variante indiana, identificata come B.1.617, è stata individuata per la prima volta nel Maharashtra. Si tratta di una variante a due mutazioni (E484Q e L425R), che è stata scoperta per la prima volta a ottobre e ora si trova in più della metà dei campioni sequenziati dello Stato.

A questa variante si è aggiunta un’ulteriore variante, la B.1.618, emersa nel Bengala Occidentale, che presenta anche una terza mutazione (D614G). Secondo quanto dichiarato dal Centro nazionale per il controllo delle malattie (Ncdc) è la variante inglese (B.1.1.7) quella più diffusa, in particolare a Delhi e nel Punjab, mentre quella sudafricana (B.1.351) si trova principalmente nel Bengala Occidentale.

Il presidente del Consiglio Superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli ha detto che “non ci sono dati che supportino al momento la possibilità che la variante indiana possa resistere ai vaccini, dunque andrei molto cauto e non creerei allarmismi”.

 “Quanto sta accadendo in India – ha dichiarato Locatelli – dimostra come la pandemia va affrontata a livello globale, con i paesi più fortunati economicamente che devono aiutare chi è più in difficoltà, prima di tutto per ragioni etiche”.

Secondo Baldanti non è ancora detto che sia più infettiva e nemmeno che provochi una malattia più violenta: “Il virus tenta di difendersi dalla risposta immunitaria dell’ospite ma non è detto che ne arriverà uno modificato completamente nuovo”.

Fonte Immagine:https://pixabay.com/it/photos/laboratorio-pipetta-ricerca-fiala-5721287/

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