Categorie
news

Scienze: sempre più grandine in Europa e in Italia. Perché?

Crescono sempre più in Europa, soprattutto in Italia, fenomeni meteo estremi come le grandinate. Ecco perché e come difendersi dalla grandine.

Le grandinate sono triplicate in Europa, soprattutto in Italia, dove la situazione tenderà a peggiorare. Vediamo perché si è verificato questo incremento e come difendersi dalla grandine.

Grandinate in aumento in Europa, soprattutto in Italia

Alcuni fenomeni meteo come grandinate e violenti temporali (o anche peggiori) stanno diventando sempre più frequenti in tutta Europa e ancora di più in Italia. A dirlo sono i dati dell’European Severe Storms Laboratory (Essl), che indaga sui fenomeni meteo più intensi. Stando ai dati, negli ultimi 16 anni in tutta Europa le grandinate con chicchi superiori ai 2 cm di diametro sono più che triplicate e la situazione pare sia destinata a peggiorare. Le ultime ricerche sul tema riferiscono che dovremo imparare a convivere sempre più spesso con le forti grandinate. Tra queste, uno studio pubblicato su Npj Climate and Atmospheric Science, nel quale un gruppo di meteorologi di Essl ha simulato 14 diversi scenari climatici da qui al 2100. In tutte le proiezioni, le grandinate di grandi dimensioni (con chicchi superiori ai 5 cm di diametro) risultano aumentare dal 47% al 139% rispetto a oggi, in modo particolare nell’Italia Settentrionale.

Spiegare il perché di questo aumento non è semplice in quanto la grandine è un fenomeno difficile da studiare a causa della sua natura sfuggente, come spiegato da Sante Laviola, ricercatore dell’Istituto di Scienze del­l’Atmosfera e del Clima al Cnr di Bologna, che ha dichiarato: “Le grandinate evolvono rapidamente e colpiscono aree limitate. Questa loro natura sfuggente rende difficile sia l’osservazione sia la previsione”.

Come si forma la grandine e dove cade più spesso?

La grandine viene a formarsi nel momento in cui intense correnti ascensionali calde, ricche d’umidità, spingono le gocce d’acqua verso le quote più alte e fredde delle nubi temporalesche. In questo modo si formano cristalli di ghiaccio che, scontrandosi, si uniscono fra loro dando vita ai chicchi che poi precipitano a terra. Per questo motivo la grandine cade più spesso nelle zone costiere e nelle zone montuose. Nel primo caso, il mare, evaporando, genera molta umidità e aria calda; nel secondo caso, invece, le montagne spingono i venti orizzontali verso l’alto, intensificando le correnti ascensionali dei temporali. E le quote più elevate, a temperature più basse, permettono alla grandine di restare congelata prima di arrivare al suolo.

Per lo stesso motivo sono particolarmente colpite dalla grandine anche le grandi pianure americane, il Sudafrica, l’Argentina Centrale, la Cina, l’Australia del Sud e l’Africa Equatoriale. La località in cui grandina più spesso al mondo è Kericho, in Kenya, a 2.200 metri di quota sulla Rift Valley; in questa zona grandina in media un giorno alla settimana per tutto l’anno.

La situazione in Europa e in Italia

Come dicevamo, anche in Europa grandina spesso. Le zone vicine alle montagne in Francia, Germania, Polonia, Italia sono quelle maggiormente interessate da questo fenomeno metereologico.

Secondo diversi scienziati che recentemente hanno studiato retrospettivamente i dati meteo e satellitari degli ultimi decenni alla luce delle più recenti scoperte sulla dinamica della grandine, in Europa le piogge di ghiaccio sono diventate molto più frequenti. Nello specifico, nell’ultimo decennio (2010-2021), stando ad uno studio del gruppo di ricerca di Laviola, pubblicato sulla rivista Eos, le grandinate forti sul bacino del Mediterraneo sono aumentate del 30% rispetto al decennio precedente (1999-2010). La crescita risulta ancora più notevole se si va ancora più indietro nel tempo. Francesco Battaglioli di Essl ha scoperto che rispetto agli Anni ’50 “le grandinate con chicchi superiori ai 5 cm di diametro sono triplicate nel Nord Italia e quasi raddoppiate nel Sud Italia. Il nostro Paese è quello dove si è registrato l’incremento più forte in assoluto in tutta Europa”.

Qual è la causa di questa crescita?

Come si spiega dunque l’incremento di questo fenomeno? La causa principale della sempre maggior frequenza di fenomeni meteo estremi è il riscaldamento globale, che comporta un aumento dell’evaporazione d’aria carica d’umidità dal mare o dalla superficie terrestre. “Il bacino del Mediterraneo si sta scaldando del 20% più velocemente rispetto alla media globale, e questo calore immette molta energia nella formazione di nubi temporalesche”, ha spiegato Laviola.

“Lo stesso avviene nella Pianura Padana, una delle zone più grandinigene d’Europa perché trattiene molto calore ed è circondata da montagne: così, quando si hanno intrusioni di aria fredda dal Nord Atlantico, si creano le condizioni per la formazione di violente grandinate” ha aggiunto.

Come difendersi dalla grandine?

Le grandinate sono ancor più sfuggenti dei temporali e non è facile prevederle perché si formano in tempi rapidi e sono molto localizzate, possono colpire anche solo un’area di pochi km².

Fino a poco tempo fa i sistemi di allerta erano poco efficaci per questo si poteva prevedere un evento al massimo con 30 minuti di anticipo, ma più spesso solo con 10 minuti.

Ora le cose sono cambiate grazie all’apertura, da parte di Essl, di un sito di previsioni meteo dedicate ai fenomeni più intensi: stormforecast.eu. “Il sito elabora in automatico, mescolando nostri algoritmi con modelli meteorologici mondiali, le probabilità di grandine e fulmini in Europa con una mappa interattiva”, ha spiegato Battaglioli. “Riusciamo a prevedere la formazione di temporali violenti, elaborando stime di probabilità della grandine con due giorni di anticipo. È un sito sperimentale, ma speriamo possa aiutare a monitorare i fenomeni più intensi”, ha aggiunto.

Inoltre, la formazione di grandine si può controllare in due modi: attraverso i radar meteorologici di terra o tramite i satelliti. Quello dei radar è il metodo più preciso in quanto rilevano i cristalli di ghiaccio in formazione in cima alle nubi. Tuttavia, i radar possono dare allerte con breve preavviso e per aree limitate. Viceversa, la portata dei satelliti è più ampia. Essi riescono infatti a individuare, attraverso i sensori a microonde, la formazione di cristalli di ghiaccio nelle nuvole. Fino a pochi anni fa veniva utilizzato solo lo spettro di frequenze basse delle microonde, sensibili ai chicchi più grandi.

Recentemente Sante Laviola ha utilizzato le frequenze più alte per riconoscere anche i chicchi più piccoli, rendendo così possibile identificare una grandinata già nelle fasi precoci di formazione. I satelliti meteo permettono di fotografare la situazione in tempo reale, tuttavia vi è il rischio di sovrastimare le allerte in quanto essi rilevano la presenza di grandine nelle nubi temporalesche, ma non è detto che poi i chicchi raggiungano effettivamente il suolo.

“I satelliti, in realtà, non captano direttamente i chicchi di grandine: rilevano invece come essi perturbano il campo di radiazione emesso naturalmente dalla Terra”, ha spiegato Laviola. “Il nostro metodo potrà essere adottato nelle nuove generazioni di satelliti meteo del programma Eumetsat, i MetOp di seconda generazione che saranno lanciati fra 2025 e 2039. Sono sei satelliti equipaggiati con sensori a microonde, che potranno aiutarci a monitorare le grandinate con maggior precisione: anche gli eventi che avvengono in mare aperto, che oggi per lo più ci sfuggono”, ha precisato.

In sostanza, le difese contro questi fenomeni estremi sono poche e costose. Ad ogni modo, per difendere i campi coltivati si possono utilizzare reti protettive anti grandine. Inoltre, chi vive in zone a rischio di forti grandinate dovrà investire in strutture più robuste, ovvero vetri temperati per serre e pannelli solari.

Per quanto riguarda altri sistemi anti grandine, come i cannoni a onde sonore e l’inseminazione artificiale delle nubi, Laviola ha spiegato che sono entrambi poco efficaci. “I cannoni antigrandine, che dovrebbero frantumare i chicchi in formazione nelle nubi sparando forti impulsi sonori, non sono efficaci”, ha affermato.

“Per quanto riguarda l’inseminazione delle nubi, è una pratica che consiste nel lanciare razzi che contengono ioduro d’argento o nel disperdere tali molecole dagli aerei che entrano nelle nubi temporalesche: questa sostanza, avendo alte proprietà igroscopiche cioè di attirare molecole d’acqua, fornisce ulteriori nuclei di condensazione per l’umidità o cristalli di ghiaccio, in aggiunta al naturale pulviscolo atmosferico, e rende la dimensione delle gocce e dei chicchi di grandine più piccola. Ma questo metodo ha costi elevati e risultati scarsi”, ha chiarito.

[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/salve-chicchi-di-grandine-1521093/]

 

Continua a leggere su atuttonotizie.it

Vuoi essere sempre aggiornato e ricevere le principali notizie del giorno? Iscriviti alla nostra Newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version