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Droghe dello stupro: cosa sono e come ci si protegge?

Periodicamente salgono agli onori della cronaca le cosiddette “droghe dello stupro”. Ma cosa sono e come bisogna difendersi? Ecco cosa dicono gli esperti.

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Droghe dello stupro: cosa sono e come ci si protegge?

Si parla spesso, sulle pagine di cronaca dei giornali e in TV, di droghe dello stupro. Di cosa si tratta, quali sono gli effetti di queste sostanze e come bisogna proteggersi? Scopriamolo insieme.

Droghe dello stupro: cosa sono?

I fatti di cronaca riportano spesso alla pubblica attenzione il tema delle cosiddette “droghe dello stupro“. Con questa espressione si fa riferimento ad una serie di sostanze psicoattive che possono essere utilizzate allo scopo di perpetrare violenza sessuale. Queste sostanze possono avere effetti sedativi, ipnotici, dissociativi e/o causare l’amnesia. Generalmente vengono somministrate alla vittima, insieme a cibi o bevande, senza che questa se ne renda conto.

Le droghe da stupro più comuni sono il gamma-idrossibutirrato (GHB), il gamma-butirrolattone (GBL), l’MDMA e alcuni tipi di benzodiazepine tra cui il flunitrazepam, comunemente noto come Rohypnol. Alcuni studi statunitensi classificano anche l’alcol come una droga da stupro. Gli alcolici sono facilmente reperibili e legali; molti aggressori li utilizzano perché le vittime spesso e volentieri accettano di assumerli e possono essere incoraggiate a berne abbastanza da perdere le inibizioni o la coscienza.

 “L’assunzione consapevole o meno di qualsiasi sostanza ad effetto psicotropo, vale a dire in grado di alterare lo stato psico-fisico di un soggetto, è teoricamente in grado di rendere la persona (sia donna che uomo) incapace di esprimere il proprio consenso ad un atto sessuale o di esporla in generale a comportamenti a rischio. Questo non vale solo per tutte le sostanze stupefacenti illegali (eroina, cocaina, amfetamine, cannabis…), ma anche per l’alcol o per i farmaci ad azione sedativa come ansiolitici e ipnotico-sedativi. Non esiste quindi “la droga dello stupro”, ma piuttosto esistono numerose sostanze che possono mettere in pericolo il soggetto che le assume, anche a causa di determinate caratteristiche farmacologiche come la capacità di indurre disinibizione, miorilassamento, sedazione e perdita di memoria a breve termine”, ha spiegato a Focus Sarah Vecchio, tossicologa del servizio per le dipendenze patologiche (Ser.D dell’Asl di Biella) e direttore del giornale Italiano di tossicologia di Sitox (Società Italiana di Tossicologia).

“Di conseguenza è frequente anche l’assenza di lesioni fisiche dopo un atto sessuale compiuto in condizioni di alterazione psico-fisica, a causa dell’incapacità del soggetto di opporre resistenza. Questo può rappresentare un ostacolo per la persona che pensa di avere subito un atto sessuale non consenziente a ricorrere alle cure o al supporto di personale specializzato, oltre all’incapacità di ricostruire con esattezza quanto accaduto e a un inappropriato sentimento di “vergogna”, soprattutto quando la sostanza è stata assunta volontariamente anche se non con l’obiettivo di perdere completamente il controllo delle proprie azioni”, ha aggiunto.

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“L’espressione droghe dello stupro è entrata nell’immaginario mediatico perché sono sostanze che possono essere assunte senza rendersene conto e perché sono capitati dei casi di cronaca in cui a valle di un loro utilizzo succedeva che alcune ragazze venissero abusate”, ha confermato Sabrina Molinaro, dirigente di ricerca e responsabile dell’area “Epidemiologia e Promozione della Salute” dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa.

“Il GHB per esempio è una sostanza inodore, incolore, e ha un effetto molto più forte se assunta insieme all’alcol, per esempio insieme a un cocktail. Una decina di anni fa in Spagna, Paese dove girava moltissimo, veniva molto utilizzato ma non ai fini di stupro, piuttosto a scopo di rapina, su maschi e femmine. Le vittime si risvegliavano dopo poche ore negli angoli dei locali, derubate di tutto e senza ricordarsi che cosa fosse successo”, ha proseguito.

Perché il GHB è associato al sesso?

Quando si parla di droghe dello stupro, il primo nome che salta fuori, tra le sostanze utilizzate per questo scopo, è quello del GHB. Tuttavia, bisogna ricordare che il GHB è una sostanza da molto tempo impiegata come farmaco. Quello di “droga dello stupro” è un appellativo attribuitole dai media. Il GHB infatti ha diverse applicazioni in clinica tuttora in uso, tra cui il trattamento della dipendenza dall’alcol, la narcolessia e la cataplessia. Il suo primo utilizzo fu però come anestetico, in seguito agli studi di Henry Laborit, medico e biologo francese che nel 1960 risintetizzò la sostanza identificata per la prima volta nel 1874 dal chimico russo Alexander Mikhaylovic Zaytsev.

Perché allora viene associata al sesso e allo stupro? Questa sostanza viene utilizzata sia come droga di abuso, sia come droga da stupro, per i suoi effetti disinibitori ed euforici.

“Il GHB (acido gamma-idrossibutirrico) è tra le sostanze, insieme a poppers (come l’amile nitrito), cocaina, cannabis, ketamina e catinoni sintetici, maggiormente utilizzate nel contesto del cosiddetto chem sex, termine che identifica l’assunzione volontaria di sostanze stupefacenti prima o durante la pratica sessuale con diversi scopi, tra i quali migliorare le performance e ridurre l’inibizione. Sono soprattutto alcune sue caratteristiche fisiche (si trova in forma liquida) e farmacologiche (capacità di indurre disinibizione, sedazione, amnesia retrograda, breve emivita) che hanno fatto sì che fosse identificata come “la droga dello stupro”, anche se bisogna sottolineare come la sua rilevazione nei campioni biologici (sangue, urine) sia resa estremamente difficoltosa dal fatto che viene rapidamente eliminata dell’organismo e che è naturalmente presente nel nostro cervello come neurotrasmettitore”, ha spiegato la tossicologa Vecchio.

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“Quando si parla di acido gamma-idrossibutirrico si deve fare sempre molta attenzione a distinguere il GHB tal quale (e il suo precursore GBL), che vengono per lo più acquistati su siti illegali come sostanze stupefacenti, dal sale sodico dell’acido gamma-idrossibutirrico o sodio oxibato, farmaco ad oggi utilizzato con successo nel trattamento dell’astinenza alcolica e del disturbo da uso di alcol e che nulla ha a che vedere con i composti sopra citati”, ha specificato l’esperta.

“Il GHB è utilizzato in certi contesti sessuali per slatentizzare le pulsioni interne, perché rende molto più disinibiti e disposti ad avere rapporti con altre persone”, ha detto invece Sabrina Molinaro. “Ma questo è un effetto che non ha solo il GHB: ce l’hanno moltissime sostanze psicoattive. Inclusa l’MDMA, che però è amarissima, perciò è molto difficile che la si possa assumere senza rendersene conto”, ha aggiunto.

“Usato da solo insieme all’acqua, il GHB ha un effetto di ubriacatura lucida, ci si sente completamente stonati, in mancanza di equilibrio e con la testa che gira, ma vigili. Si è più aperti ad avere relazioni, si percepiscono più stimoli dal punto di vista fisico e senza gli effetti di ottundimento che possono essere dati dall’alcol. Ma se vi si aggiunge l’alcol, e basta davvero soltanto un bicchiere di vino, si crea un effetto paradosso per cui si arriva a perdere i sensi”, ha concluso.

L‘alcol è la più diffusa droga dello stupro

In realtà, dicono gli esperti, non è il GHB la sostanza a cui prestare maggiormente attenzione, bensì l’alcol. In ambito scientifico l’alcol è riconosciuto come la più comune e diffusa droga dello stupro, essendo facilmente reperibile e legale.

“Qualsiasi sostanza che sia in grado di alterare il nostro stato psico-fisico, che ci faccia perdere insomma la “lucidità”, ci rende evidentemente incapaci di esprimere consenso o dissenso a proposte o azioni da parte di terzi e ci espone a comportamenti a rischio, che siano la guida in stato di alterazione, un rapporto sessuale non protetto o altri. Lo stato di ebbrezza alcolica ad esempio, come noto, può rendere la persona confusa, incrementare la disinibizione ed esporla a situazioni pericolose di varia natura. In effetti è proprio l’alcol la sostanza maggiormente riscontrata nei casi di DFSA (Drug Facilitated Sexual Assault) e quindi una delle sostanze a cui prestare maggiormente attenzione”, ha spiegato Sarah Vecchio.

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“Quello che sento tra i colleghi è che la sostanza alla base di tutte è l’alcol. Solitamente le persone che denunciano hanno avuto una serata alcolica e poi magari hanno aggiunto una sostanza. Ci sono tanti psicofarmaci che uniti all’alcol danno lo stesso effetto di collasso e sono magari più facilmente reperibili”, ha aggiunto Sabrina Molinaro.

Droghe dello stupro: come proteggersi?

Cosa bisogna fare dunque per proteggersi ed evitare il pericolo?

“Oltre ad evitare di mettersi in condizione di perdere la lucidità e di conseguenza il controllo sulle nostre azioni, è da consigliare anche l’adozione di comportamenti protettivi, quali il non accettare bevande senza averne avuto la supervisione sulla preparazione e il mantenere sempre il contatto visivo su quanto stiamo assumendo, evitando di lasciare il proprio bicchiere o lattina incustoditi”, suggerisce Sarah Vecchio.

“E quando sorvegliare i bicchieri non è possibile, è bene stare sempre in compagnia di qualcuno di cui ci si fidi, che possa monitorarci e notare se iniziamo ad avere atteggiamenti che non sono normali, e in quel caso accompagnarci al Pronto Soccorso o a casa dai propri genitori in base alle nostre condizioni”, aggiunge la collega Molinaro. “Se siamo in ambienti dove non conosciamo nessuno è sempre consigliabile restare lucidi. E nel momento in cui ci si rende conto che si sta iniziando a sentirsi male, chiamare subito aiuto e non rimanere da soli”, conclude l’esperta.

[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/donna-modello-cocktail-bere-vino-1064664/]

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Nessuna prova di razzismo a Juan Jesus: Acerbi assolto

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Nessuna prova di razzismo a Juan Jesus: Acerbi assolto

Il giocatore dell’Inter Acerbi assolto

Nel mondo dello sport, ogni tanto emergono controversie che scuotono gli appassionati e la comunità sportiva nel suo complesso. Una di queste situazioni si è verificata recentemente nel calcio italiano, coinvolgendo due giocatori di spicco: Juan Jesus del Napoli e Francesco Acerbi dell’Inter. La controversia è stata generata da presunte accuse di comportamento razzista da parte di Acerbi nei confronti di Juan Jesus durante un incontro sul campo. Tuttavia, dopo un’attenta indagine, nessuna prova di razzismo a Juan Jesus: Acerbi assolto. Le autorità sottolineano la mancanza di prove concrete a sostegno delle accuse.

Questa vicenda ha suscitato grande interesse e dibattito nell’ambito del calcio italiano e internazionale, con molti media che hanno seguito da vicino lo sviluppo della situazione. Tuttavia, è importante analizzare i fatti in modo obiettivo e approfondito, evitando di lasciarsi trascinare da speculazioni e rumor. In questo articolo, esamineremo attentamente gli eventi che hanno portato a questa controversia, analizzando le prove disponibili e le conclusioni delle autorità competenti.

Il diverbio

La vicenda ha avuto origine durante un match di alto profilo tra Napoli e Inter, due delle squadre più importanti della Serie A italiana. Durante la partita, si è verificato un alterco tra Juan Jesus e Francesco Acerbi, che ha attirato l’attenzione degli spettatori e dei media. In seguito alla partita, sono emerse voci secondo cui Acerbi avrebbe rivolto insulti razzisti a Juan Jesus durante l’incontro. Queste accuse hanno immediatamente scatenato una forte reazione da parte dell’opinione pubblica e dei dirigenti sportivi, che hanno chiesto un’indagine approfondita sull’incidente.

Le autorità competenti hanno avviato un’indagine immediata per fare chiarezza sulla situazione. Sono stati interpellati arbitri, giocatori e testimoni oculari presenti durante la partita al fine di raccogliere prove e testimonianze utili per stabilire la verità. Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi, non è emerso alcun elemento che confermasse le accuse di comportamento razzista da parte di Acerbi. Le testimonianze raccolte non hanno fornito alcun riscontro sostanziale alle accuse, e le immagini delle telecamere presenti allo stadio non hanno rilevato comportamenti sospetti o discriminatori da parte del giocatore dell’Inter.

Mancanza di prove concrete

Di fronte alla mancanza di prove concrete, le autorità incaricate dell’indagine hanno concluso che non vi erano elementi sufficienti per sostenere le accuse di razzismo nei confronti di Acerbi. Questa decisione ha sollevato un sospiro di sollievo tra i sostenitori dell’Inter e ha posto fine alla speculazione mediatica che aveva circondato l’incidente. Tuttavia, è importante sottolineare che la questione del razzismo nello sport resta un tema di grande importanza e sensibilità, e deve essere affrontato con la massima serietà e determinazione.

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La controversia tra Juan Jesus e Francesco Acerbi ha messo in luce l’importanza di affrontare le questioni legate al razzismo nello sport con una mentalità aperta e inclusiva. Sebbene in questo caso specifico non siano emerse prove di comportamento razzista, è fondamentale rimanere vigili e pronti a intervenire ogni volta che si verificano episodi di discriminazione o intolleranza. Le squadre, le istituzioni sportive e gli organi preposti devono lavorare insieme per promuovere un ambiente di gioco sano e rispettoso, in cui ogni giocatore si senta al sicuro e rispettato.

Sport e razzismo

La vicenda che ha coinvolto Juan Jesus e Francesco Acerbi ha evidenziato l’importanza di affrontare le questioni legate al razzismo nello sport con responsabilità e determinazione. Sebbene le accuse di comportamento razzista nei confronti di Acerbi siano state respinte per mancanza di prove, questo episodio ci ricorda che il lavoro per combattere il razzismo nello sport è tutt’altro che concluso. È fondamentale continuare a sensibilizzare giocatori, tifosi e dirigenti sulle conseguenze negative del razzismo e lavorare insieme per creare un ambiente di gioco inclusivo e rispettoso per tutti. Solo così possiamo assicurare che lo sport rimanga un veicolo di unità e integrazione, capace di superare le barriere culturali e promuovere valori universali di solidarietà e tolleranza.

 

[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/martelletto-giustizia-giudice-7499911/]

 

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Crolla il ponte di Baltimora per un’urto con una nave cargo

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Crolla il ponte di Baltimora per un'urto con una nave cargo

Il recente crollo del ponte a Baltimora ha scosso gli Stati Uniti, suscitando preoccupazione e interrogativi sulla sicurezza delle infrastrutture. L’incidente è stato causato dall’urto di una nave cargo, che ha portato al cedimento del ponte, generando conseguenze disastrose. In questo articolo, esploreremo gli eventi che hanno portato a questa tragedia, le sue implicazioni e le misure necessarie per prevenire simili incidenti in futuro.

La Cronaca dell’Incidente

La città di Baltimora è stata scossa da un evento tragico quando un ponte importante è crollato dopo essere stato colpito da una nave cargo. L’incidente ha avuto luogo durante le operazioni di navigazione della nave nel porto di Baltimora. Secondo i rapporti preliminari, la nave ha perso il controllo a causa di condizioni meteorologiche avverse o guasti tecnici, finendo per urtare violentemente contro il pilone centrale del ponte.

Le immagini e i video dell’incidente hanno rapidamente fatto il giro dei media e dei social media, mostrando la devastazione causata dal crollo del ponte e l’impatto sulla circolazione stradale e marittima della zona. Le autorità locali hanno prontamente avviato operazioni di soccorso e recupero, ma il bilancio delle vittime è risultato tragico, con numerose persone ferite e alcune purtroppo decedute.

Le Cause dell’Incidente

Le indagini sull’incidente sono ancora in corso, ma finora sembra che una combinazione di fattori abbia contribuito alla tragedia. Le condizioni meteorologiche avverse potrebbero aver compromesso la visibilità e la manovrabilità della nave, mentre guasti tecnici o errori umani potrebbero aver aggravato la situazione. È chiaro che la sicurezza delle infrastrutture e delle operazioni marittime deve essere rafforzata per evitare che simili incidenti si ripetano in futuro.

Implicazioni e Conseguenze

L’urto della nave cargo e il conseguente crollo del ponte hanno avuto una serie di conseguenze immediate e a lungo termine. Oltre alle perdite umane e ai danni materiali, l’incidente ha interrotto la circolazione stradale e marittima nella zona, con ripercussioni sul trasporto di merci e sulle attività economiche locali. Inoltre, ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza delle infrastrutture in tutta la nazione, mettendo in evidenza la necessità di un’attenta manutenzione e supervisione.

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Misure di Prevenzione e Sicurezza

Per prevenire futuri incidenti simili, è fondamentale adottare misure efficaci di prevenzione e sicurezza. Queste possono includere controlli più rigorosi sulle condizioni delle navi e delle infrastrutture portuali, la formazione adeguata degli equipaggi e l’implementazione di tecnologie avanzate per monitorare e gestire il traffico marittimo. Inoltre, è essenziale migliorare la manutenzione e il monitoraggio delle infrastrutture esistenti per garantire la loro sicurezza e integrità a lungo termine.

L’incidente del crollo del ponte a Baltimora è stato un evento tragico che ha messo in evidenza la vulnerabilità delle infrastrutture e la necessità di rafforzare le misure di sicurezza e prevenzione. È fondamentale che le autorità locali e nazionali agiscano prontamente per implementare le raccomandazioni emerse dalle indagini sull’incidente e per garantire la sicurezza delle infrastrutture e delle operazioni marittime in tutto il paese. Solo attraverso un impegno congiunto e un investimento continuo nella sicurezza delle infrastrutture possiamo evitare tragedie simili e proteggere le vite e le proprietà dei nostri cittadini.

 

[fonte immagine: https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/usa-ponte-baltimora-crolla-schianto-nave_79670268-202402k.shtml]

 

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Cosa succede se si affida un satellite all’intelligenza artificiale?

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Cosa succede se si affida un satellite all'intelligenza artificiale?

Nel vasto regno dello spazio, l’unione tra la tecnologia spaziale e l’intelligenza artificiale sta aprendo nuove frontiere e offrendo soluzioni innovative. Uno degli sviluppi più significativi di questa convergenza è l’affidamento di satelliti all’intelligenza artificiale (IA). Cosa succede se si affida un satellite all’intelligenza artificiale?

Il matrimonio tra spazio e IA

Gli satelliti sono stati a lungo strumenti vitali per esplorare e comprendere lo spazio, oltre che per fornire servizi essenziali sulla Terra, come la comunicazione, la navigazione e l’osservazione della Terra. Tuttavia, i tradizionali satelliti sono stati progettati con sistemi di controllo e monitoraggio umani. Qui entra in gioco l’intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale offre la capacità di elaborare enormi quantità di dati in tempo reale, di apprendere da essi e di prendere decisioni autonome. Applicata ai satelliti, l’IA consente una maggiore autonomia operativa, riducendo la dipendenza dai comandi umani e consentendo una risposta più rapida agli eventi in tempo reale.

Applicazioni dei satelliti con intelligenza artificiale

1. Osservazione della Terra: Gli satelliti dotati di IA possono analizzare i dati raccolti dalle immagini satellitari per rilevare cambiamenti ambientali, monitorare il clima, identificare fenomeni naturali e fornire informazioni cruciali per la gestione delle risorse naturali e la mitigazione dei disastri.

2. Navigazione spaziale: L’IA può ottimizzare le rotte dei satelliti per massimizzare l’efficienza energetica e ridurre il rischio di collisioni nello spazio congestionato.

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3. Comunicazioni: L’IA può migliorare la gestione delle reti satellitari, ottimizzando la distribuzione delle risorse e garantendo una connettività affidabile anche nelle condizioni più sfavorevoli.

4. Esplorazione spaziale: L’intelligenza artificiale può consentire ai satelliti di adattarsi e reagire autonomamente alle condizioni ambientali in esplorazioni oltre il nostro sistema solare, rendendo possibili missioni più complesse e ambiziose.

Vantaggi dell’IA nei satelliti

– Riduzione dei costi: Con l’IA, i satelliti possono operare in modo più efficiente, riducendo la necessità di costose missioni di manutenzione e aggiornamento.

– Risposta rapida: Grazie alla capacità di elaborazione in tempo reale, i satelliti con IA possono rilevare e rispondere agli eventi quasi istantaneamente, consentendo una migliore gestione delle emergenze e delle crisi.

– Miglioramento delle prestazioni: L’IA può ottimizzare le operazioni dei satelliti, migliorando la precisione delle misurazioni e l’affidabilità dei servizi forniti.

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Sfide e considerazioni etiche

Nonostante i numerosi vantaggi, l’affidamento di satelliti all’intelligenza artificiale solleva anche alcune sfide e preoccupazioni:

– Affidabilità: L’affidabilità dei sistemi basati sull’IA è ancora soggetta a questioni di sicurezza e robustezza. Un malfunzionamento dell’IA potrebbe avere gravi conseguenze.

– Privacy e sicurezza: L’uso dell’IA nei satelliti potrebbe sollevare preoccupazioni riguardo alla privacy e alla sicurezza dei dati, specialmente quando si tratta di immagini satellitari ad alta risoluzione.

– Responsabilità: Chi è responsabile in caso di errori o danni causati da decisioni autonome prese dall’IA a bordo dei satelliti? Questa è una domanda importante che richiede una risposta chiara.

Affidare un satellite all’intelligenza artificiale apre un mondo di possibilità nel campo dell’esplorazione spaziale, delle telecomunicazioni e dell’osservazione della Terra. Tuttavia, è fondamentale affrontare le sfide tecniche, etiche e legali associate a questa convergenza. Con una corretta gestione e un’attenta considerazione degli impatti, l’IA potrebbe trasformare radicalmente il settore spaziale, portando a nuove scoperte e benefici per l’umanità.

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[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/terra-spazio-satelliti-monitoraggio-79533/]

 

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