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Allenarsi a casa: i consigli di Arnold Schwarzenegger

I consigli del noto attore statunitense Arnold Schwarzenegger su come allenarsi a casa ora che le palestre sono chiuse.

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Allenarsi a casa: i consigli di Arnold Schwarzenegger

I consigli del noto attore statunitense Arnold Schwarzenegger su come allenarsi a casa ora che le palestre sono chiuse.

È passato un anno da quando il Coronavirus ha sconvolto le nostre vite costringendoci a cambiare le nostre abitudini. Gli sportivi di tutto il mondo hanno dovuto rinunciare al consueto allenamento in palestra riscoprendo il piacere di allenarsi all’aperto o a casa. Purtroppo, ad un anno di distanza da quando tutto è cominciato, ancora non si sa quando le palestre e i centri sportivi potranno riprendere la loro attività, per cui tocca continuare ad allenarsi a casa, magari seguendo i consigli di un personal trainer d’eccezione: Arnold Schwarzenegger.

Il celebre attore, politico, produttore cinematografico ed ex culturista austriaco, naturalizzato statunitense, ha infatti creato per i fan un programma per allenarsi a casa ora che le palestre sono chiuse.

Il post di Arnold Schwarzenegger

Qualche settimana fa sul network Reddit è apparso un post pubblicato da Arnold Schwarzenegger in persona, in cui il noto attore, in risposta a un fan che lamentava il fatto di non poter praticare sport ora che le palestre sono chiuse, ha dato consigli per allenarsi a casa.

“Anche senza una palestra possiamo mantenere la forma fisica durante questa pandemia. L’allenamento a corpo libero è il metodo più antico del mondo. Gladiatori e Vichinghi non avevano palestre. Ho iniziato il mio viaggio nel fitness facendo le trazioni al ramo di un albero in un lago in Austria”, ha scritto la star statunitense.

Arnold Schwarzenegger è infatti un esperto di allenamento, anche a casa.

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Prima di diventare attore e buttarsi in politica, e a seguito del suo trasferimento in California nel 1968, ha vinto 4 titoli di Mr. Universo e poi il titolo di Mr. Olympia per 6 anni consecutivi (1970-75). Ha scritto anche diversi libri dedicati al bodybuilding, tra cui uno autobiografico: “Arnold: The Education of a Bodybuilder” (1977, scritto con Douglas Kent Hall).

Allenarsi a casa secondo Schwarzenegger

Il programma di allenamento di Schwarzenegger comprende esercizi base, conosciuti dai più. Ma, assicura l’attore, è il modo in cui sono associati che fa la differenza: “Il metodo è semplice. Se un esercizio dice 50 ripetizioni, fai 50 ripetizioni comunque puoi. Puoi fare 10 serie da 5 ripetizioni, 5 serie da 10 ripetizioni, 2 serie da 25 ripetizioni. Non importa. Tutto ciò che conta è che finisci 50 ripetizioni con una forma perfetta. Una volta completate le ripetizioni di un esercizio, passa all’esercizio successivo”, dice.

Non conta il quanto, ma il come, avverte Schwarzenegger: “Una nota sulla forma: se fai male un esercizio, stai solo barando con te stesso. Non lasciare che il tuo ego faccia il lavoro per te. Potresti voler mostrare a me o ai tuoi amici di poter fare 50 flessioni in un set, ma se non riesci a farle con la forma perfetta, rimarrò più colpito da 5 set di 10 flessioni perfette”.

Esistono due versioni del programma di allenamento proposto dall’interprete di Terminator, una per “esperti” (advanced) e una per principianti (beginner), con un numero di ripetizioni ridotte.

“Non voglio che ti sforzi di superare 25 piegamenti del ginocchio e non riesca più a ripetere l’allenamento in due giorni perché sei troppo dolorante”, dice l’attore americano. “E regola gli esercizi su te stesso – spiega – se un push-up è troppo, invece di mettere le mani sul pavimento, mettile su un bancone per rendere il movimento un po’ più facile. Se i dip tra le sedie sono troppo difficili, poggia i piedi sul pavimento per togliere un po’ di peso dalla parte superiore del corpo. Non sentirti male prima di arrivare alla fine dell’allenamento completo: iniziamo tutti da qualche parte”.

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Schwarzenegger consiglia inoltre di non aggiungere peso “come se fossi in palestra”, almeno nella prima fase, ma, dice, “puoi comunque tenere traccia dei tuoi progressi”. “Se oggi riesci a fare 5 flessioni perfette, fanne 6 nel tuo prossimo allenamento. Tieni traccia del numero di set necessari ogni volta per raggiungere le ripetizioni totali e osserva come il numero di set diminuisce nel tempo”, spiega la star del cinema.

fonte immagine:https://www.facebook.com/arnold/photos/a.468825071759/10151718868276760

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La compassione fa dormire meglio?

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La compassione fa dormire meglio?

La Compassione fa Dormire Meglio? Scopri il Collegamento tra Empatia e Qualità del Sonno

La compassione è un tratto umano fondamentale che spesso associamo alla gentilezza, all’altruismo e all’empatia. La compassione fa dormire meglio? Questo è un argomento intrigante che merita un’indagine più approfondita. In questo articolo, esploreremo la relazione tra la compassione e la qualità del sonno, evidenziando le scoperte scientifiche più recenti e fornendo consigli pratici su come coltivare un atteggiamento compassionevole per migliorare il riposo notturno.

La Scienza dietro la Compassione e il Sonno

Numerose ricerche hanno esaminato i benefici della compassione sulla salute mentale e fisica, ma solo di recente gli scienziati hanno iniziato a esplorare il suo legame con il sonno. Uno studio condotto presso l’Università di Berkeley ha scoperto che le persone che praticano la compassione e la gentilezza verso gli altri tendono ad avere un sonno più riposante e di migliore qualità. Questo può essere attribuito al fatto che la compassione riduce lo stress e promuove sentimenti positivi, entrambi fattori che favoriscono un sonno tranquillo.

La ricerca ha anche dimostrato che l’empatia e la compassione possono influenzare l’attività cerebrale durante il sonno. Uno studio condotto presso l’Università della California ha rilevato che le persone con maggiore empatia mostravano onde cerebrali più lente durante il sonno profondo, indicando un riposo più rigenerativo. Questo suggerisce che la capacità di connettersi emotivamente con gli altri potrebbe anche tradursi in benefici per il sonno.

Un altro aspetto interessante riguarda il ruolo della compassione nel ridurre l’insonnia e migliorare la durata complessiva del sonno. Uno studio condotto presso l’Università del Texas ha rilevato che le persone che praticavano la compassione avevano meno probabilità di soffrire di insonnia cronica e tendevano ad avere un sonno più lungo e soddisfacente.

Come Coltivare la Compassione per Migliorare il Sonno

Ora che abbiamo esaminato la ricerca che collega la compassione al sonno, è il momento di esplorare come possiamo coltivare un atteggiamento più compassionevole nella nostra vita quotidiana per migliorare la qualità del nostro riposo notturno. Ecco alcuni suggerimenti pratici:

1. Pratica la Gentilezza verso Te Stesso

La compassione inizia con la gentilezza verso noi stessi. Pratica l’autocompassione, sii gentile con te stesso quando commetti errori o affronti sfide. Impara a trattarti con amore e rispetto, proprio come faresti con un amico caro.

2. Fai Atti di Gentilezza verso gli Altri

Mostrare gentilezza verso gli altri è un modo potente per coltivare la compassione. Cerca di fare atti gentili ogni giorno, anche se sono piccole azioni come tenere la porta aperta per qualcuno o fare un complimento sincero a un collega.

3. Pratica la Gratitudine

Essere grati per ciò che hai nella vita può aumentare i sentimenti di compassione e benessere emotivo. Dedica del tempo ogni giorno a riflettere su ciò per cui sei grato e apprezza le piccole gioie che ti circondano.

4. Sviluppa l’Empatia

L’empatia è fondamentale per la compassione. Cerca di metterti nei panni degli altri e di comprendere i loro sentimenti e le loro prospettive. Ascolta attivamente e cerca di offrire sostegno quando necessario.

5. Pratica la Mindfulness

La mindfulness può aiutarti a coltivare la compassione focalizzando la tua attenzione sul momento presente in modo gentile e non giudicante. La pratica della mindfulness può ridurre lo stress e promuovere la tranquillità mentale, preparandoti per un sonno più riposante.

6. Fai Volontariato

Il volontariato è un ottimo modo per mettere in pratica la compassione e contribuire al benessere degli altri. Trova un’organizzazione o una causa che ti stia a cuore e dedica del tempo a fare del bene nella tua comunità.

La compassione può svolgere un ruolo significativo nella qualità del nostro sonno. Le persone che praticano la gentilezza, l’empatia e la gratitudine tendono ad avere un sonno più riposante e soddisfacente. Coltivare un atteggiamento compassionevole verso se stessi e gli altri può portare a numerosi benefici per la salute mentale e fisica, inclusa una migliore qualità del sonno. Quindi, la prossima volta che ti trovi a lottare con l’insonnia o il riposo disturbato, considera di coltivare un cuore compassionevole e osserva come può influenzare positivamente il tuo sonno e il tuo benessere generale.

 

[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/padre-bambino-ritratto-infante-22194/]

 

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I pregiudizi delle donne over 65

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I pregiudizi delle donne over 65

Sfatare i pregiudizi sulle donne over 65: Una prospettiva illuminante

Nell’era moderna, in cui la società cerca costantemente di abbracciare la diversità e di promuovere l’inclusione, rimane ancora un aspetto che spesso viene trascurato: i pregiudizi verso le donne anziane, in particolare quelle oltre i 65 anni. Questo segmento della popolazione è spesso oggetto di stereotipi e discriminazioni basate sull’età e sul genere, che possono avere conseguenze negative sulla loro autostima, sulle opportunità di lavoro e sul loro benessere complessivo. È importante esaminare questi pregiudizi, smontarli e promuovere una visione più equa e inclusiva delle donne over 65.

I pregiudizi comuni sulle donne over 65

Prima di tutto, è essenziale comprendere quali siano i pregiudizi più diffusi nei confronti delle donne anziane. Uno dei più comuni è il concetto che le donne oltre i 65 anni siano meno capaci o meno interessanti rispetto alle donne più giovani. Questo pregiudizio si basa su stereotipi radicati nella società che associano il valore di una donna alla sua giovinezza e al suo aspetto fisico, piuttosto che alle sue capacità intellettuali o alla sua esperienza di vita.

Un altro pregiudizio diffuso è che le donne over 65 siano meno attive o meno capaci di adattarsi ai cambiamenti rispetto alle generazioni più giovani. Questo preconcetto può portare a una sottovalutazione delle competenze e delle risorse delle donne anziane, limitandone le opportunità di partecipare pienamente alla società e al mondo del lavoro.

Sfide e opportunità per le donne over 65

Nonostante i pregiudizi, le donne over 65 affrontano molte sfide e opportunità uniche. Da un lato, possono incontrare difficoltà nell’accesso al lavoro o nell’ottenere opportunità di carriera significative, a causa della percezione diffusa che siano meno produttive o meno capaci rispetto ai loro colleghi più giovani. Dall’altro lato, le donne anziane possono godere di una vasta esperienza di vita, di una rete sociale consolidata e di una maggiore libertà finanziaria, che può aprir loro nuove opportunità di contribuire alla società e di perseguire passioni personali.

Promuovere una visione più equa e inclusiva

Per superare i pregiudizi nei confronti delle donne over 65, è fondamentale promuovere una visione più equa e inclusiva dell’invecchiamento. Ciò significa riconoscere il valore unico che ogni individuo porta con sé, indipendentemente dall’età o dal genere. Le donne anziane devono essere viste e trattate come individui pienamente capaci e meritevoli di rispetto e dignità, con tanto da offrire alla società in termini di saggezza, esperienza e prospettive uniche.

Inoltre, è importante implementare politiche e programmi che favoriscano l’inclusione e l’empowerment delle donne anziane. Questo potrebbe includere l’accesso a opportunità di formazione e riqualificazione professionale, programmi di mentoring intergenerazionali e campagne di sensibilizzazione per contrastare i pregiudizi basati sull’età e sul genere.

E’ imperativo smontare i pregiudizi e le discriminazioni nei confronti delle donne over 65 e promuovere una visione più equa e inclusiva dell’invecchiamento. Le donne anziane hanno molto da offrire alla società e meritano di essere rispettate e valorizzate per le loro competenze, la loro esperienza e la loro saggezza. Solo attraverso un impegno collettivo per abbattere i pregiudizi e promuovere l’inclusione possiamo creare una società più giusta e accogliente per tutte le età e per entrambi i sessi.

 

[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/amore-romanza-insieme-uomini-donne-4552087/]

 

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I nostri antenati erano più forti di noi?

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I nostri antenati erano più forti di noi?

Rivisitando il Mito: Erano i nostri Antenati più Forti di Noi? Un’Analisi Scientifica

Nella nostra società moderna, alimentata dalla tecnologia e dal progresso scientifico, c’è spesso una sorta di fascino nell’immaginare i nostri antenati come individui possenti e indomiti, capaci di sopravvivere e prosperare in ambienti ostili senza i comfort di cui godiamo oggi. Tuttavia, questa visione romantica solleva una domanda intrigante: erano davvero i nostri antenati più forti di noi? Per rispondere a questa domanda, ci rivolgiamo alla scienza e all’antropologia, esaminando i dati e le prove disponibili.

1. Evoluzione Fisica Umana

Per comprendere se i nostri antenati fossero più forti di noi, dobbiamo prima esaminare l’evoluzione fisica umana nel corso dei millenni. Gli esseri umani sono sottoposti a un processo di selezione naturale, in cui le caratteristiche che favoriscono la sopravvivenza e la riproduzione sono mantenute e trasmesse alle generazioni successive. Questo processo ha portato a cambiamenti significativi nella nostra morfologia e capacità fisiche nel corso del tempo.

2. Forza Fisica

La forza fisica è una delle caratteristiche spesso associate alla sopravvivenza nei nostri antenati. Tuttavia, è importante distinguere tra diversi tipi di forza. I nostri antenati potrebbero essere stati più adattati per sollevare pesi pesanti o per sostenere uno sforzo fisico prolungato, necessario per la caccia o la migrazione. Tuttavia, in termini di forza muscolare pura, i dati attuali suggeriscono che gli esseri umani moderni potrebbero avere un vantaggio, grazie a una migliore comprensione dell’allenamento e della nutrizione.

3. Dieta e Nutrizione

Un fattore cruciale da considerare è la dieta e la nutrizione. I nostri antenati dovevano affrontare una dieta spesso instabile e limitata, basata principalmente su caccia, raccolta e pesca. Questo potrebbe significare periodi di carenza calorica e di nutrienti, che avrebbero influenzato le loro capacità fisiche. D’altra parte, gli esseri umani moderni hanno accesso a una dieta più diversificata e ricca di nutrienti, che potrebbe favorire la forza e le prestazioni fisiche.

4. Tecnologia e Stili di Vita

Un altro aspetto cruciale da considerare è l’impatto della tecnologia e dello stile di vita moderni sulle nostre capacità fisiche. Sebbene i nostri antenati fossero adattati a vivere in ambienti naturali, spesso ostili, senza i comfort moderni, ciò non significa necessariamente che fossero più forti. La tecnologia moderna ci ha permesso di automatizzare molte attività fisiche, riducendo la necessità di sforzi fisici intensi per sopravvivere.

5. Adattamenti Culturali e Sociali

Infine, non possiamo trascurare gli adattamenti culturali e sociali che influenzano le nostre percezioni di forza e capacità fisica. Le società tradizionali possono valorizzare e promuovere abilità fisiche specifiche, mentre la nostra società moderna potrebbe favorire altre qualità, come l’intelligenza o la creatività. Questi fattori possono influenzare la nostra percezione di forza rispetto ai nostri antenati.

La domanda se i nostri antenati fossero più forti di noi è complessa e sfaccettata. Mentre potrebbero aver avuto vantaggi in determinate aree, come la resistenza fisica o l’adattamento all’ambiente naturale, gli esseri umani moderni hanno sviluppato conoscenze e tecnologie che potrebbero conferire loro un vantaggio in termini di forza muscolare e capacità fisiche generali. Tuttavia, è importante ricordare che la forza non è l’unico indicatore di successo evolutivo, e che l’adattabilità e la resilienza sono altrettanto cruciali nel mondo in continua evoluzione in cui viviamo.

 

[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/antenato-uomo-primitivo-storia-4727142/]

 

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