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Skincare sotto l’ombrellone, come proteggere la pelle
Consigli e trucchi sulla scelta delle creme solari e doposole più indicati, la skincare da eseguire prima, durante e dopo l’esposizione ai raggi solari.
Suggerimenti e trucchi per una pelle sana e protetta anche nelle giornate più calde.
Il gran caldo è ormai arrivato e il mese di agosto è alle porte. Il desiderio di trascorrere il tempo libero o le ferie in spiaggia è ancora più alto dopo il tanto tempo trascorso tra le mura domestiche a causa dell’emergenza coronavirus. A maggior ragione la nostra pelle può essere più sensibile del solito, quindi vediamo insieme come proteggerla dai raggi solari con la skincare più adatta.
Skincare e creme solari, quali scegliere
Nella skincare la prima fase da non sottovalutare è effettuare una buona pulizia del viso mattutina con un detergente delicato che non contenga granuli: prima di andare al mare non è consigliato praticare gommage o scrub che possano assottigliare la pelle. Applicare quindi una crema viso e corpo, esattamente come ogni giorno. Se la vostra pelle è particolarmente sensibile ai raggi solari, si può anche applicare direttamente la crema solare su viso e corpo subito prima di andare in spiaggia, ma con la raccomandazione di ripetere l’applicazione più volte durante la giornata.
Fattore di protezione solare, come orientarsi
La scelta del fattore di protezione della crema solare è soggettivo e dipende dal fototipo, ma per mantenere una pelle sana, che non risenta degli effetti negativi dei raggi solari è più indicato un SPF da 30 a 50. Fototipi da IV a V potrebbero anche scegliere un SPF 20 ma bisogna sempre tenere presente che i raggi solari in questo periodo sono particolarmente intensi e rischiare una scottatura è molto semplice. In particolare sul viso è sempre meglio applicare una protezione 50, soprattutto dopo i 30 anni. Scegliere una crema solare che abbia i fattori di protezione sia ai raggi UVA che UVB sembra essere la scelta più oculata, quindi quando si acquista in farmacia o al supermercato si consiglia sempre di controllare che siano presenti entrambi i fattori.
Skincare dopo sole, come evitare di stressare la pelle
Dopo la doccia è importante applicare un doposole specifico che riequilibri i rossori e lenisca una pelle stressata da salsedine, sabbia e raggi solari. Il doposole si trova in commercio in varie formulazioni, se preferite un effetto idratante ma che non lasci la pelle “unta” meglio scegliere uno spray. E’ consigliabile applicare una crema viso molto ricca, possibilmente antiage a base di retinolo o collagene. Ovviamente anche in questo caso tutto dipende dalla beauty routine e dai prodotti che abitualmente si utilizzano. La skincare non riguarda soltanto le donne, nonstante gli uomini abbiano una pelle più spessa, la protezione dai raggi UVA e UVB è fondamentale per mantenerla in salute, prevenire i tumori della pelle, gli arrossamenti e gli effetti indesiderati del sole come scottature ed eritemi solari.
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La compassione fa dormire meglio?
La Compassione fa Dormire Meglio? Scopri il Collegamento tra Empatia e Qualità del Sonno
La compassione è un tratto umano fondamentale che spesso associamo alla gentilezza, all’altruismo e all’empatia. La compassione fa dormire meglio? Questo è un argomento intrigante che merita un’indagine più approfondita. In questo articolo, esploreremo la relazione tra la compassione e la qualità del sonno, evidenziando le scoperte scientifiche più recenti e fornendo consigli pratici su come coltivare un atteggiamento compassionevole per migliorare il riposo notturno.
La Scienza dietro la Compassione e il Sonno
Numerose ricerche hanno esaminato i benefici della compassione sulla salute mentale e fisica, ma solo di recente gli scienziati hanno iniziato a esplorare il suo legame con il sonno. Uno studio condotto presso l’Università di Berkeley ha scoperto che le persone che praticano la compassione e la gentilezza verso gli altri tendono ad avere un sonno più riposante e di migliore qualità. Questo può essere attribuito al fatto che la compassione riduce lo stress e promuove sentimenti positivi, entrambi fattori che favoriscono un sonno tranquillo.
La ricerca ha anche dimostrato che l’empatia e la compassione possono influenzare l’attività cerebrale durante il sonno. Uno studio condotto presso l’Università della California ha rilevato che le persone con maggiore empatia mostravano onde cerebrali più lente durante il sonno profondo, indicando un riposo più rigenerativo. Questo suggerisce che la capacità di connettersi emotivamente con gli altri potrebbe anche tradursi in benefici per il sonno.
Un altro aspetto interessante riguarda il ruolo della compassione nel ridurre l’insonnia e migliorare la durata complessiva del sonno. Uno studio condotto presso l’Università del Texas ha rilevato che le persone che praticavano la compassione avevano meno probabilità di soffrire di insonnia cronica e tendevano ad avere un sonno più lungo e soddisfacente.
Come Coltivare la Compassione per Migliorare il Sonno
Ora che abbiamo esaminato la ricerca che collega la compassione al sonno, è il momento di esplorare come possiamo coltivare un atteggiamento più compassionevole nella nostra vita quotidiana per migliorare la qualità del nostro riposo notturno. Ecco alcuni suggerimenti pratici:
1. Pratica la Gentilezza verso Te Stesso
La compassione inizia con la gentilezza verso noi stessi. Pratica l’autocompassione, sii gentile con te stesso quando commetti errori o affronti sfide. Impara a trattarti con amore e rispetto, proprio come faresti con un amico caro.
2. Fai Atti di Gentilezza verso gli Altri
Mostrare gentilezza verso gli altri è un modo potente per coltivare la compassione. Cerca di fare atti gentili ogni giorno, anche se sono piccole azioni come tenere la porta aperta per qualcuno o fare un complimento sincero a un collega.
3. Pratica la Gratitudine
Essere grati per ciò che hai nella vita può aumentare i sentimenti di compassione e benessere emotivo. Dedica del tempo ogni giorno a riflettere su ciò per cui sei grato e apprezza le piccole gioie che ti circondano.
4. Sviluppa l’Empatia
L’empatia è fondamentale per la compassione. Cerca di metterti nei panni degli altri e di comprendere i loro sentimenti e le loro prospettive. Ascolta attivamente e cerca di offrire sostegno quando necessario.
5. Pratica la Mindfulness
La mindfulness può aiutarti a coltivare la compassione focalizzando la tua attenzione sul momento presente in modo gentile e non giudicante. La pratica della mindfulness può ridurre lo stress e promuovere la tranquillità mentale, preparandoti per un sonno più riposante.
6. Fai Volontariato
Il volontariato è un ottimo modo per mettere in pratica la compassione e contribuire al benessere degli altri. Trova un’organizzazione o una causa che ti stia a cuore e dedica del tempo a fare del bene nella tua comunità.
La compassione può svolgere un ruolo significativo nella qualità del nostro sonno. Le persone che praticano la gentilezza, l’empatia e la gratitudine tendono ad avere un sonno più riposante e soddisfacente. Coltivare un atteggiamento compassionevole verso se stessi e gli altri può portare a numerosi benefici per la salute mentale e fisica, inclusa una migliore qualità del sonno. Quindi, la prossima volta che ti trovi a lottare con l’insonnia o il riposo disturbato, considera di coltivare un cuore compassionevole e osserva come può influenzare positivamente il tuo sonno e il tuo benessere generale.
[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/padre-bambino-ritratto-infante-22194/]
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I pregiudizi delle donne over 65
Sfatare i pregiudizi sulle donne over 65: Una prospettiva illuminante
Nell’era moderna, in cui la società cerca costantemente di abbracciare la diversità e di promuovere l’inclusione, rimane ancora un aspetto che spesso viene trascurato: i pregiudizi verso le donne anziane, in particolare quelle oltre i 65 anni. Questo segmento della popolazione è spesso oggetto di stereotipi e discriminazioni basate sull’età e sul genere, che possono avere conseguenze negative sulla loro autostima, sulle opportunità di lavoro e sul loro benessere complessivo. È importante esaminare questi pregiudizi, smontarli e promuovere una visione più equa e inclusiva delle donne over 65.
I pregiudizi comuni sulle donne over 65
Prima di tutto, è essenziale comprendere quali siano i pregiudizi più diffusi nei confronti delle donne anziane. Uno dei più comuni è il concetto che le donne oltre i 65 anni siano meno capaci o meno interessanti rispetto alle donne più giovani. Questo pregiudizio si basa su stereotipi radicati nella società che associano il valore di una donna alla sua giovinezza e al suo aspetto fisico, piuttosto che alle sue capacità intellettuali o alla sua esperienza di vita.
Un altro pregiudizio diffuso è che le donne over 65 siano meno attive o meno capaci di adattarsi ai cambiamenti rispetto alle generazioni più giovani. Questo preconcetto può portare a una sottovalutazione delle competenze e delle risorse delle donne anziane, limitandone le opportunità di partecipare pienamente alla società e al mondo del lavoro.
Sfide e opportunità per le donne over 65
Nonostante i pregiudizi, le donne over 65 affrontano molte sfide e opportunità uniche. Da un lato, possono incontrare difficoltà nell’accesso al lavoro o nell’ottenere opportunità di carriera significative, a causa della percezione diffusa che siano meno produttive o meno capaci rispetto ai loro colleghi più giovani. Dall’altro lato, le donne anziane possono godere di una vasta esperienza di vita, di una rete sociale consolidata e di una maggiore libertà finanziaria, che può aprir loro nuove opportunità di contribuire alla società e di perseguire passioni personali.
Promuovere una visione più equa e inclusiva
Per superare i pregiudizi nei confronti delle donne over 65, è fondamentale promuovere una visione più equa e inclusiva dell’invecchiamento. Ciò significa riconoscere il valore unico che ogni individuo porta con sé, indipendentemente dall’età o dal genere. Le donne anziane devono essere viste e trattate come individui pienamente capaci e meritevoli di rispetto e dignità, con tanto da offrire alla società in termini di saggezza, esperienza e prospettive uniche.
Inoltre, è importante implementare politiche e programmi che favoriscano l’inclusione e l’empowerment delle donne anziane. Questo potrebbe includere l’accesso a opportunità di formazione e riqualificazione professionale, programmi di mentoring intergenerazionali e campagne di sensibilizzazione per contrastare i pregiudizi basati sull’età e sul genere.
E’ imperativo smontare i pregiudizi e le discriminazioni nei confronti delle donne over 65 e promuovere una visione più equa e inclusiva dell’invecchiamento. Le donne anziane hanno molto da offrire alla società e meritano di essere rispettate e valorizzate per le loro competenze, la loro esperienza e la loro saggezza. Solo attraverso un impegno collettivo per abbattere i pregiudizi e promuovere l’inclusione possiamo creare una società più giusta e accogliente per tutte le età e per entrambi i sessi.
[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/amore-romanza-insieme-uomini-donne-4552087/]
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I nostri antenati erano più forti di noi?
Rivisitando il Mito: Erano i nostri Antenati più Forti di Noi? Un’Analisi Scientifica
Nella nostra società moderna, alimentata dalla tecnologia e dal progresso scientifico, c’è spesso una sorta di fascino nell’immaginare i nostri antenati come individui possenti e indomiti, capaci di sopravvivere e prosperare in ambienti ostili senza i comfort di cui godiamo oggi. Tuttavia, questa visione romantica solleva una domanda intrigante: erano davvero i nostri antenati più forti di noi? Per rispondere a questa domanda, ci rivolgiamo alla scienza e all’antropologia, esaminando i dati e le prove disponibili.
1. Evoluzione Fisica Umana
Per comprendere se i nostri antenati fossero più forti di noi, dobbiamo prima esaminare l’evoluzione fisica umana nel corso dei millenni. Gli esseri umani sono sottoposti a un processo di selezione naturale, in cui le caratteristiche che favoriscono la sopravvivenza e la riproduzione sono mantenute e trasmesse alle generazioni successive. Questo processo ha portato a cambiamenti significativi nella nostra morfologia e capacità fisiche nel corso del tempo.
2. Forza Fisica
La forza fisica è una delle caratteristiche spesso associate alla sopravvivenza nei nostri antenati. Tuttavia, è importante distinguere tra diversi tipi di forza. I nostri antenati potrebbero essere stati più adattati per sollevare pesi pesanti o per sostenere uno sforzo fisico prolungato, necessario per la caccia o la migrazione. Tuttavia, in termini di forza muscolare pura, i dati attuali suggeriscono che gli esseri umani moderni potrebbero avere un vantaggio, grazie a una migliore comprensione dell’allenamento e della nutrizione.
3. Dieta e Nutrizione
Un fattore cruciale da considerare è la dieta e la nutrizione. I nostri antenati dovevano affrontare una dieta spesso instabile e limitata, basata principalmente su caccia, raccolta e pesca. Questo potrebbe significare periodi di carenza calorica e di nutrienti, che avrebbero influenzato le loro capacità fisiche. D’altra parte, gli esseri umani moderni hanno accesso a una dieta più diversificata e ricca di nutrienti, che potrebbe favorire la forza e le prestazioni fisiche.
4. Tecnologia e Stili di Vita
Un altro aspetto cruciale da considerare è l’impatto della tecnologia e dello stile di vita moderni sulle nostre capacità fisiche. Sebbene i nostri antenati fossero adattati a vivere in ambienti naturali, spesso ostili, senza i comfort moderni, ciò non significa necessariamente che fossero più forti. La tecnologia moderna ci ha permesso di automatizzare molte attività fisiche, riducendo la necessità di sforzi fisici intensi per sopravvivere.
5. Adattamenti Culturali e Sociali
Infine, non possiamo trascurare gli adattamenti culturali e sociali che influenzano le nostre percezioni di forza e capacità fisica. Le società tradizionali possono valorizzare e promuovere abilità fisiche specifiche, mentre la nostra società moderna potrebbe favorire altre qualità, come l’intelligenza o la creatività. Questi fattori possono influenzare la nostra percezione di forza rispetto ai nostri antenati.
La domanda se i nostri antenati fossero più forti di noi è complessa e sfaccettata. Mentre potrebbero aver avuto vantaggi in determinate aree, come la resistenza fisica o l’adattamento all’ambiente naturale, gli esseri umani moderni hanno sviluppato conoscenze e tecnologie che potrebbero conferire loro un vantaggio in termini di forza muscolare e capacità fisiche generali. Tuttavia, è importante ricordare che la forza non è l’unico indicatore di successo evolutivo, e che l’adattabilità e la resilienza sono altrettanto cruciali nel mondo in continua evoluzione in cui viviamo.
[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/antenato-uomo-primitivo-storia-4727142/]
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